Le atrocità della guerra

Pubblicato il 06-02-2023

di Michelangelo Dotta

È da qualche mese ormai che gli Stati confinanti con l’ex Unione Sovietica si preparano al conflitto ammassando truppe e mezzi da combattimento a pochi chilometri dal “nemico”, l’ombrello Nato si sta dispiegando e mostra i muscoli accorpando bandiere diverse ma saldamente unite nel loro proposito, e anche nelle caserme italiane, quasi sottotraccia, lo stato dichiarato è quello di “massima allerta”.

Stranamente però, di tutto questo nei quotidiani tg non si fa menzione, mentre le scene di distruzione in Ucraina, i palazzi devastati, i missili che cadono e le carcasse annerite dei tank russi siglati con la fatidica Z dominano la scena mediatica. Esiste una sorta di contraddizione implicita in questa informazione sbilanciata che da un lato esibisce le immagini degli orrori di una guerra che chiede giustizia mentre, dall’altro, sembra dimenticare che a combatterla, eventualmente, saremmo tutti noi europei. È un’equazione agghiacciante, ma venata di concreto realismo quella che cerchiamo di esorcizzare ammantandola di silenzio. Una prospettiva impossibile che sembrava appartenere a Stati e Nazioni lontane e che ora si è trasformata in uno spettro che bussa alla nostra porta; tutti ben sappiamo che la storia non insegna e che sempre si ripete.

Il ricordo delle atrocità della guerra è patrimonio dei sopravvissuti e si sta estinguendo per ragioni anagrafiche, gli ultimi soldati di leva hanno tutti superato la cinquantina e rivalutano quell’esperienza che tanto odiavano in gioventù mentre le ultime generazioni cresciute all’ombra della gonna della mamma non hanno la minima idea di cosa significhi la difesa del “patrio suolo” a tal punto da non rendersi conto che, in un eventuale momento di bisogno, saranno proprio loro a essere chiamati all’adunata. La minaccia di usare armi nucleari e quella di risposte adeguate all’eventuale uso, si rimpalla tra Putin e Biden come se fosse un macabro gioco all’ultimo sopravvissuto senza che all’orizzonte si palesi una credibile figura in grado di mediare fra le parti. Quello che sembra sempre più evidente è che questo conflitto alimenti gli interessi economici di molti attori più o meno nascosti di questo teatro di guerra e che la crisi globale prima in campo alimentare e ora in campo energetico sia diventata la vera arma che deciderà le sorti del mondo.

Dopo un’estate all’insegna del rilancio turistico, di ristoranti e spiagge affollate e di esagerata spensieratezza, ora i tg dominati dai nuovi politici usciti dalle urne ci raccontano di sconosciute povertà, di inverni freddi che ci attendono, di luminarie che si spengono e di recessione globale, ma questa è solo l’altra faccia di una guerra fratricida che si combatte ai confini del nostro mondo scintillante che stenta a fare i conti con un passato non molto lontano che rischia di ritornare.

Michelagelo Dotta

NP Novembre 2022

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