La vita è bella

Pubblicato il 21-05-2021

di Michelangelo Dotta

Ci dichiariamo inappagati anche se stiamo bene, invece di sentirci felici per non essere contagiati, ci lamentiamo a gran voce perché non siamo liberi (molto teoricamente) di fare ciò che ci passa per la testa, usurpati della nostra nomade idea di democrazia ci aggiriamo tra le pareti domestiche come animali in trappola, in una pandemia globale che ha messo a dura prova intere Nazioni, siamo privilegiati ma eternamente scontenti, in poche parole… siamo italiani, viziati, mammoni e sempre pronti a sacrificare il prossimo. L'anno orribilis è terminato ma quello appena iniziato pare confermare ogni nostra pessima abitudine complice anche l'informazione, quella televisiva "in primis", sempre pronta e puntuale a documentare le peripezie dei furbetti che agiscono in barba alle regole, quelle del buon senso innanzitutto, e non i sacrifici e le buone pratiche della maggioranza dei cittadini che cercano di rispettare le disposizioni deliberate per contrastare la diffusione del contagio. Il corteo non autorizzato che sfila sfidando tutti i divieti colpisce di più che la famiglia che tra le pareti domestiche cerca di responsabilizzare i figli adolescenti, i volti senza mascherina che urlano, insultano e minacciano bucano lo schermo più che la fotografia silenziosa di una normalità rassegnata; ma di questi tempi non mi pare questo l'approccio giusto e corretto. Quello che passa in televisione crea emulazione e spesso dà l'esempio e tutti sappiamo bene quanto i modelli più trasgressivi e sbagliati siano in grado di polarizzare attenzione e atteggiamenti di quella porzione di società più disagiata e border line. Ma una cosa è certa, dopo un anno di pandemia altalenante, tra illusioni e speranze tradite, siamo tutti un po' sbandati, disorientati, spesso depressi, un po' paranoici e molto confusi.

Catapultati senza scampo in una dimensione totalmente sconosciuta e inaspettata, ci siamo ritrovati a misurare la fragilità estrema del nostro essere senza gli strumenti adatti ad affrontare la battaglia; la società dell'opulenza e del superfluo stigmatizzata in uno stato di benessere diffuso, non contemplava nel suo paradigma di conquiste apparentemente senza limiti una battuta d'arresto di questo genere e di questa portata. Costretti a confrontarci con il nostro corpo e il nostro ego spogliati di gran parte delle nostre certezze, quelle sulla salute innanzitutto, stiamo faticosamente iniziando a mettere a fuoco una realtà meno comoda e meno uniformata alle nostre esigenze che è peraltro sempre esistita ma che, ben nascosta da facili illusioni, abbiamo sempre pensato non ci appartenesse né tantomeno potesse toccarci e coinvolgerci. Il dolore, la sofferenza e la morte, per quanto terribili, hanno un valore che li trascende e ci porta a comprendere la bellezza della vita, quella vera, concreta, fatta di piccole cose… quelle che da tempo abbiamo disimparato a riconoscere ed apprezzare.


Michelangelo Dotta
NP febbraio 2021

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