La Pasqua dentro

Pubblicato il 29-08-2021

di Flaminia Morandi

Perché lagnarsi del nostro tempo? La Pasqua del 2021 non è peggiore della Pasqua del 379 quando, nella notte, un gruppo di monaci e di sbandati aveva tentato di lapidare san Gregorio di Nazianzo, già da mesi oggetto di una feroce campagna denigratoria. Poco dopo, nei primi mesi del 380, un ambiguo personaggio di Alessandria, Massimo il Cinico, approfitterà della buona fede di Gregorio per cercare di diventare vescovo di Costantinopoli: un atto di "entrismo" dell’Egitto che vuole un suo uomo sulla cattedra della città rivale. Povero Gregorio! Proprio lui, che aveva sempre tentato di evitare le ribalte e i giochi di potere. Ma dopo la morte del suo grande, fraterno e forte amico san Basilio nel gennaio del 379, Gregorio aveva sentito la responsabilità di continuare in qualche modo la sua opera di tessitore della comunità cristiana e si era trasferito a Costantinopoli. C’era da consolidare la fede in Cristo vero Dio e vero uomo, il contenuto del concilio di Nicea, sotto attacco di chi negava la divinità di Cristo (Ario), e contro chi negava la sua umanità (Apollinare di Laodicea). Non solo. C’era l’attacco degli pneumatomachi, che negavano la divinità dello Spirito.

San Basilio aveva scritto un trattato sullo Spirito Santo non solo per difendere la divinità del Cristo "della stessa sostanza del Padre", ma per esprimere la divinità dello Spirito in modo coerente alla definizione del concilio di Nicea, alla Tradizione orale e all’interpretazione della Scrittura. Basilio: «Lo Spirito Santo è santo per natura, ontologicamente, come per natura è santo il Padre e per natura è santo il Figlio». L’amico Gregorio di Nazianzo gli dà manforte: «Se lo Spirito non merita la nostra adorazione, come può rendermi divino per mezzo del battesimo? Se invece la merita, come può non essere oggetto del nostro culto, come può non essere Dio?». Negare la divinità dello Spirito è rendere vana la salvezza. La bestemmia contro lo Spirito Santo di cui parlava Gesù è proprio negare la sua divinità. Una bestemmia contro il nostro battesimo, il cui significato profondo, dice Basilio, è l’iniziazione a un cammino di santità.

Diventiamo portatori dello Spirito e «come i corpi limpidi e trasparenti, quando un raggio li colpisce, riflettono un altro splendore, così le anime che portano lo Spirito, illuminate dallo Spirito, diventano spirituali», capaci di riversare «la grazia sugli altri». Sembrano aridi dibattiti teologici? Forse anche nel 2021 dovremmo interessarcene di più: gli effetti di un’affermazione, in un senso o in altro, possono essere dirompenti. Senza la divinità dello Spirito Santo e la sua azione di divinizzazione, la vita personale di chi cerca di essere cristiano diventerebbe una faticosa e fallimentare imitazione di Cristo, e non «vita in Cristo». E a livello di Chiesa? Significherebbe lo scivolamento verso l’istituzione, l’autorità imposta, il giustizialismo, il moralismo e la fine della profezia. «Ricordarsi di Dio più spesso di quanto respiriamo», diceva Gregorio Nazianzeno, per dire, pieni di Spirito, una parola ispirata. Libera e profetica.


Flaminia Morandi
NP aprile 2021

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