La grotta di Ramses II

Pubblicato il 30-12-2022

di Agnese Picco

«Questa è una scoperta che si fa una volta nella vita».
Così l’archeologo Eli Yannai ha definito il ritrovamento, vicino a Tel Aviv, di una grotta intatta appartenente al periodo di Ramses II. Alcuni operai, che stavano effettuando lavori edili nel Palmahim Beach National Park, hanno penetrato con il loro mezzo il soffitto di una grotta sepolcrale, rimasta sigillata per millenni.

Gli archeologi dell’Israel Antiquity Authority, giunti sul posto e scesi nella cavità con una scaletta, hanno effettuato una prima ricognizione dei materiali presenti e ipotizzato la datazione. Tra gli oggetti deposti nella grotta sono presenti contenitori ceramici, come ciotole, alcune decorate con pittura rossa, bicchieri, vasi per la cottura dei cibi, orci per la conservazione di generi alimentari e lucerne.
Erano presenti anche oggetti in bronzo, come alcune punte di freccia, che, vista la posizione, forse erano anticamente contenute in una faretra in materiale organico, non conservata. Questi oggetti sono spesso associati a contesti funerari, ma non è ancora chiaro se siano stati ritrovati resti umani o iscrizioni che possano far luce sulla presenza e l’identità di un defunto.
In base alla forma, la composizione e la decorazione dei materiali, gli archeologi datano il ritrovamento all’epoca del faraone egizio Ramses, cioè al XIII sec. a.C. In questo periodo il regno del faraone si estendeva dal Sudan alla Siria moderna, comprendendo anche l’attuale Israele.

Non tutti gli oggetti ritrovati nella grotta hanno provenienza locale, ma alcuni provengono anche dal Libano, dalla Siria e da Cipro, a testimonianza della potenza commerciale del regno egizio in questo periodo.
I ritrovamenti di questo tipo, cioè contesti funerari non saccheggiati in antico, sono molto rari e gli archeologi sperano di trarre il maggior numero di informazioni possibili dalla grotta. Sarà interessante, ad esempio, analizzare accuratamente le tracce di resti organici ritrovate all’interno dei contenitori ceramici. La grotta, che oggi è presidiata e controllata, per evitare saccheggi da parte di tombaroli moderni, potrà, secondo gli archeologi, gettare luce sulle pratiche funerarie dell’Età del Bronzo.


Agnese Picco
NP ottobre 2022

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