L'uomo e il suo giardino

Pubblicato il 03-06-2021

di Giorgio Ceragioli

C'era una volta l'uomo. Viveva in un gran giardino, pieno d'alberi da frutta, e gli animali gli erano amici. Poi peccò e fu scacciato dal giardino. E dovette lavorare. La fatica era dura. Provò a raccogliere i frutti, ma questi non bastavano più. Provò a cacciare gli ani- mali, ma questi erano difficili da colpire e spesso uccidevano i figli dell'uomo. Cercò strumenti per estrarre dalla terra il cibo che gli era necessario. Aveva inventato la tecnologia.

Per millenni la tenne a freno, poi essa gli scoppiò nelle mani. E scoppiò la bomba atomica. E scoppiarono gli inquinamenti da sostanze chimiche. L'uomo, allora, ebbe paura. (...) La tecnologia può aiutare la liberazione (se l'uomo vuole liberarsi) dall'egoismo, dalla violenza, dalla sopraffazione, dallo sfruttamento. La tecnologia può essere strumento di speranza. Di speranza per l'oggi e di speranza per il domani. Può aiutare a dare energia a chi ne ha bisogno per estrarre l'acqua da bere, per dissalare il mare, per irrigare la terra, per muovere le industrie. Può aiutare chi soffre di un handicap fisico, chi è malato, chi teme la morte improvvisa.

Ma bisogna aver fiducia nell'uomo e nel suo strumento, la tecnologia: bisogna usarla fino in fondo; bisogna studiare e faticare per piegarla ad usi di pace e non di guerra, di sviluppo e non di sfruttamento. Essa può far sperare di rompere i limiti terrestri che costrin- gono l'umanità ad una lenta agonia sul pianeta dalle risorse limitate e su cui la vita inevitabilmente si spegne. Essa può aiutarlo a muoversi nel sistema solare per rompere l'isolamento e per cercare nuove energie e nuove risorse. Col suo aiuto possiamo sperare di espandere la vita, la coscienza, l'amore, la verità, senza paure drammatiche per la sopravvivenza, nella tranquillità di poter dare pane a tutti, libertà a tutti, dignità umana a tutti.
Da "Progetto" 1981, n.1


Giorgio Ceragioli
NP febbraio 2021

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