L'icona del Sinai

Pubblicato il 26-02-2022

di Chiara Dal Corso

Un’icona famosissima, tra le più antiche ritrovate, del VI secolo, conservata nel monastero di Santa Caterina del Sinai.
Appartiene al modello di Gesù Cristo Pantocratore, che significa “Onnipotente” e “Signore dell’Universo”.

Raffigura Cristo a mezzobusto, che con la mano destra benedice e con la sinistra regge il libro della Parola di Dio. Eppure, pur raffigurando un modello tra i più diffusi dell’iconografia, questa icona conserva delle caratteristiche che la rendono unica. La prima cosa che si nota è lo stile della realizzazione, che a differenza delle icone successive, è decisamente più pittorico e gestuale, di impatto più realistico, rispetto alla successiva stilizzazione degli elementi del disegno.
Questo ci dà l’impressione di guardare quasi un ritratto. (Per questo motivo è stata associata come tecnica e stile ai ritratti del Fayum, Egitto, dello stesso periodo).

E proprio guardando questo “ritratto” singolare, avvicinandoci ben bene al volto scopriamo la meraviglia di quest’opera: proviamo a coprire con un foglio bianco una metà del volto, per esempio la metà di sinistra e osserviamo. Poi spostiamo il foglio e copriamo la metà di destra (dev’essere proprio metà, con il margine del foglio appoggiato lungo la linea mediana del naso).

Notiamo delle differenze?
Le differenze sono notevoli, si vedrà che una metà del volto è più luminosa, distesa, serena, bella, dell’altra.
E che l’altra presenta il sopracciglio sollevato, l’occhio gonfio e arrossato, il naso e la guancia un po’ pesti… anche le labbra sono un po’ sollevate in un’espressione di dolore. Sì questo lato presenta il volto di uomo che è stato picchiato, che ha sofferto molto.

Rappresenta proprio Gesù nella sua passione, che ha vissuto e sofferto nella sua umanità. Gesù uomo e sofferente.
Mentre nell’altra metà capiamo che rappresenta Gesù risorto, Gesù che ha vinto la morte. Gesù Dio. Anche lo sguardo ci aiuta a capirlo: la parte sofferente guarda un po’ più in basso, verso di noi, e la parte luminosa guarda un po’ più in alto, verso il Padre.

Ecco allora in una sola immagine, in un solo volto, raffigurata l’identità di Gesù, vero Dio e vero uomo e anche la sua storia: Dio che si è fatto uomo per portarci la sua Parola, la sua benedizione continua, la sua vita divina e umana, la sua passione, il dolore sofferto per noi, tutto il suo sangue versato, per la nostra salvezza, per perdonarci i peccati e tutte le nostre ribellioni a lui e aprirci la strada per il ritorno, il ritorno nel suo cuore, nel suo amore, nel sogno che aveva quando ci ha creati.


Chiara Dal Corso
NP novembre 2022

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