Il mio piccolo principe

Pubblicato il 13-10-2020

di Max Laudadio

Sì, sono passati quasi due anni da quando Niki se n’è andato. Era il 30 set­tembre del 2018. Aveva 8 anni, e da più di sei viveva entrando e uscendo dal reparto di oncologia pediatrica dell’o­spedale di Pavia.

Niki era un mio caro amichetto. L’ho conosciuto per caso quando aveva 2-3 anni, sua madre mi ha fermato in strada e, dopo i primi convenevoli e qualche sorriso, mi ha chiesto se po­tevo farle un piacere, quello di andare a salutare suo figlio che la stava aspet­tando in auto. Non rifiuto mai l’invi­to di un bambino, anche se arriva da parte di qualche suo familiare e non direttamente da lui, e così ho chiesto il permesso a mia figlia Bianca che era con me e sono andato.

Niki era seduto nel sedile posteriore dell’auto, con il fratello maggiore che lo faceva giocare mentre il padre legge­va il giornale in attesa del ritorno della moglie. Quando mi ha visto ha fatto un grande sorriso, i suoi occhi si sono illuminati raccontando allo stesso tem­po incredulità e felicità. Qualche istan­te dopo ha aperto la portiera ed è sce­so di corsa verso di me, mi è saltato al collo e mi ha stretto talmente forte che le sue gracili braccia hanno rischiato di strozzarmi. Sentivo il calore della sua pelle mischiato all’odore inconfondibi­le dell’ospedale sui suoi vestiti, e ogni volta che muoveva la testa, per strin­germi più forte, mi faceva il solletico sul collo con la sua cute priva di capelli risultato di svariate chemioterapie. È rimasto in quella posizione per minu­ti, fino a quando la madre, con grande difficoltà, è riuscita a staccarlo da me. Niki però continuava a guardarmi con l’amore che si riserva ai propri genitori perché, nonostante la sua giovane età, ero il suo idolo.

Dopo qualche minuto passato con lui tra chiacchiere, foto e risate, Niki è tornato in auto, ha frugato sotto il cuscinetto del suo seggiolino di sicu­rezza, e ha preso una piccola scim­mietta di stoffa. Ritornato da me, mi ha guardato fiero, e me l’ha donata dicendo: «Quetta è tua», senza riusci­re a pronunciare la S. La madre l’ha guardato basita, e ha tentato in tutti i modi di distogliere il figlio da tale in­tento, lei sapeva che quel piccolo pe­luche rappresentava per Niki molto di più di quello che realmente era, e temeva che potesse avere un ripensa­mento con l’arrivo della notte. Quella scimmietta era il suo porta fortuna, la sua compagna durante la chemio, la sua fedele amica quando dormiva, non era solo un giocattolo. Ma lui non ha voluto sentire ragioni e ha prete­so che la portassi via con me. In quel periodo ero lontano dalla fede e non riuscivo a dare un motivo a fatti come questo. Oggi, come forse già sapete, le definisco Dio-incidenze prendendo in prestito la definizione dal mio caro amico Francesco Lorenzi, cantante e fondatore dei The Sun, e le riconosco invece come semplici “inviti” del buon Dio che, se accettati, portano sempre meravigliose novità.

Da quel giorno io e Niki siamo di­ventati amici, più che amici. Lui è entrato profondamente nel mio cuore, e ho imparato ad amarlo nelle sia in ospedale che in quei pochi momenti in cui gli concedevano di uscire, anche se con il passare degli anni e l’evolversi della malattia questi si riducevano. Niki era speciale, riusciva a combatte­re la malattia con la forza di un vero gladiatore, unendo a questa l’allegria e la spontaneità che solo i bambini rie­scono a vivere. Era lui che consolava la madre, il padre, i fratelli, e tutti quelli che andavano a trovarlo. Forse era an­che un po’ vanitoso, perché non accet­tava le visite quando stava male e vo­mitava i litri di medicine che aveva in corpo, si mostrava solo quando era in forma, quando non si sentiva brutto. Con me però era diverso, si concedeva sempre, nel bene e nel male, e mi acco­glieva nella stanza con la stessa faccia indossata al nostro primo incontro. Ci sono stati momenti in cui andavo a trovarlo spesso e altri meno, ma nel corso degli anni la nostra amicizia si è saldata indissolubilmente, come tra anime gemelle.

Gli ultimi mesi sono stati difficili, Niki accettava in ospedale solo la ma­dre, facendo eccezione per i suoi fami­liari e per me. Così, quasi tutti i giorni, andavo in ospedale per passare la gior­nata con lui; per giocarci, per cantare, per farlo ridere, e per fare altre mille cose ancora una volta, ma principal­mente per fargli capire che gli volevo bene. Ho pregato molto, perché guaris­se, perché avesse l’occasione di provare a diventare grande, perché riuscisse a dimostrare l’uomo forte e giusto che sarebbe sicuramente diventato, ma an­che perché potessi riuscire a compren­dere perché i bimbi muoiono. Pochi giorni prima che ci salutasse, gli ho scritto una canzone mettendo in note la storia del Piccolo Principe, e solo perché ne capisse profondamente il significato e cantasse con me il ritor­nello: «L’essenziale è invisibile; tutto il resto è un’invenzione, un miraggio, un’illusione. Non importa poi dov’è, è una rosa dentro te». Il mio Piccolo Principe è tornato a casa insegnando molte cose importanti a chi l’ha cono­sciuto, e dimostrando che non è il tem­po che determina la bontà del nostro passaggio su questa terra ma bensì le nostre azioni e i nostri sentimenti. Il suo attaccamento alla vita, la forza con la quale l’ha affrontata, la gentilezza e l’amore che ha donato, l’allegria che ha profuso, l’amicizia che ha dimostrato, sono testimonianze tangibili del suo esistere, e nessuno potrà mai cancellar­le… nemmeno la morte. È vero, resta anche il dolore; lancinante, straziante, spesso insopportabile, amplificato dal­la sua assenza fisica accanto a noi, ma questo non può obbligarci a ridurre la sua breve e intensa vita ad un triste ri­cordo, non sarebbe giusto, e saremmo degli ingrati!

Nessuno di noi potrà mai capire re­almente perché i bambini muoiono o devono soffrire, ma una cosa è certa, io ho imparato a fidarmi di Dio e ho scel­to di non tradirlo mai, anche quando le cose non vanno come vorrei e anche se portano dolorose lacrime, e sapete per­ché? Perché Lui, per primo, ha sofferto ed è morto per noi. Volete sapere che fine ha fatto la scimmietta? È sempre con me. Come del resto lo sarà il mio Piccolo Principe.

Max Laudadio
NP agosto-settembre 2020

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