Il "vino nuovo" di Cana (Gv 2,1-12)

Pubblicato il 29-07-2022

di Anna Maria Del Prete

Prima di incontrare le donne cha accompagnano Gesù nella sua vita pubblica ci soffermiamo su un altro aspetto di Maria che dopo averlo generato nella carne ora lo genera alla vita pubblica, aprendo un nuovo cammino che condurrà Gesù oltre i legami di sangue e sua madre al di là del ruolo materno per assumere quello discepolare-profetico.
La sua è come una seconda generazione, storica e spirituale.
"Maria, donna che prepara il vino nuovo". Tra i tanti titoli dati a Maria credo che questo sia poco conosciuto, ma a me è parso assai importante.
Vediamo di approfondirlo. Siamo a una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

La prima notizia che Giovanni ci dà è la presenza della Madre di Gesù, il vero protagonista. Noi siamo colpiti dalla sensibilità con cui ella intuisce il disappunto degli sposi per la mancanza del vino, elemento essenziale in un banchetto di nozze. Certo è questo un aspetto importante, ma credo che Giovanni voglia sottolineare come Maria intuisce che è giunta "l’ora" di Gesù, o, forse, l'anticipa. Per l'Evangelista "l'ora" illumina tutto il cammino di Gesù, "l'ora" della sua glorificazione con la passione, morte e risurrezione. È “l'ora” dell'esaltazione sul trono regale della croce cui è intimamente connessa la risurrezione e l'ascensione. È la sua Pasqua, il suo passaggio dal mondo al Padre.
Gesù ancora non se ne rende conto: «Donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Una risposta decisa e forse anche scortese. Ma la madre non si arrende ed esorta i servitori a fare qualunque cosa egli dirà.
E Gesù ordina di riempire con acqua le sei giare per la purificazione, ancora vuote. Quest'acqua sarà trasformata in vino, e Gesù ne è l'autore.

Il vino nell'Antico Testamento è considerato il simbolo di tutti i doni provenienti da Dio, è la bevanda della vita che dona consolazione, gioia e cura le sofferenze dell'uomo. Questa tradizione è conservata nel Nuovo Testamento, nel quale raggiunge il suo culmine nell'ultima cena, ove è distribuito da Gesù come il suo sangue.
Molto simile è il significato del vino attribuito da Giovanni nella pericope che stiamo esaminando. È segno del Messia, del Verbo incarnato che ha trasformato l'acqua della rivelazione sinaitica nel vino della sua Parola, la Verità che dà compimento alla Legge mosaica. Il Verbo di Dio venuto per dirci che Dio è Padre, ci ama e ci vuole salvare. E la salvezza non sta più nell'obbedienza alle prescrizioni della Legge sulla quale era fondata l'antica economia di salvezza, essa non è più in grado di purificare il cuore dell'uomo e di arricchirlo con la gioia che Dio vuole dargli. È Gesù, il Messia a portare la salvezza.

È lui il "vino" buono, la rivelazione suprema e perfetta che sgorgherà dal trono regale della croce, soffuso della gloria della risurrezione. Perciò Maria interviene e chiede al Figlio un acconto sul vino della Nuova Alleanza che sgorgherà, inesauribile nell'ora della croce. "Non hanno più vino" non è il tratto di una provvidenziale gentilezza che vuole evitare l'imbarazzo dei due sposi. È un grido di allarme che vuole evitare la morte del mondo. Un grido che risuona, forte, ancora oggi, tocca a noi accoglierlo e accostarci alla sorgente di quel Vino per riceverlo e trasmetterlo.


Anna Maria Del Prete
NP marzo 2022

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