Il valore di una parola

Pubblicato il 04-02-2022

di Max Laudadio

Vi faccio una proposta: proviamo ad immaginare un elemento nuovo. Aria, Acqua, Terra, Fuoco, e Gentilezza.
Sono giorni che questa parola mi tormenta. Forse perché ultimamente anch’io nella quotidianità non riesco ad applicarla sempre, o forse perché mi rendo conto che per farlo serve tanto impegno, e qualche volta mancano le forze.

Quando non riesco ad essere gentile, mi sembra di privare l’altro del rispetto necessario dovuto ad ogni uomo, anche schiacciando senza senso i miei principi e calpestando le mie scelte di misericordia. In questi casi sono deluso, debole, addirittura non frequentabile.
Capita quando sono stanco, perché gli impegni hanno preso il sopravvento o il lavoro arriva a comandare i miei sentimenti. Anche quando la pigrizia mi impedisce di pregare, ed è il solo metodo che si è dimostrato efficace al mio equilibrio interiore.
Il più delle volte, quando la parola gentilezza sembra scomparire dal mio dizionario, riesco a fermarmi in tempo, e a chiedere scusa. Ma quando non capita ne rimango deluso, e lo ritengo una sconfitta. Non è facile credere che la gentilezza porti sempre delle risposte positive, perché intorno noi sentiamo altro. I social descrivono rabbia, intransigenza, violenza. E anche tutti gli altri media sembrano andare in quella direzione. Nessuno sembra più disposto al perdono.

Eppure, ho conosciuto persone che con la gentilezza hanno cambiato il finale di molte storie, evitando scontri inutili e malessere interiore. Persone che applicano la gentilezza come antidoto alla rabbia, e che riescono a non cedere mai alle provocazioni.
Gente normale, ma rivoluzionaria per scelta. Sono quelli che spesso ci meravigliano con un gesto, una parola, uno sguardo, colmo di sentimento, ma che purtroppo altrettanto spesso, sono considerati eccezioni. Persone che nuotano controcorrente. Può essere. Anche se credo sia necessario almeno riflettere su quale sia la direzione più giusta da seguire.

Mia moglie, ad esempio, sembra avere le idee chiare, esprime gentilezza in ogni sua parola. È un dono. Ed è anche capace di applicarla, le viene naturale e con risultati esaltanti.
Anche Ernesto Olivero vive di gentilezza, con risultati ancora più grandi, e non passa minuto in cui non lo dimostri. E come loro, sono certo, vive chiunque abbia il loro stesso sentire. Sono persone che si alimentano del solo bene che ne deriva, o anche dei piccoli cambiamenti che percepiscono nell’interlocutore destinatario di un loro gesto. E non combattono con l’ego, perché tutto è privo di interessi personali, che evidentemente lo alimenterebbe.

Sono uomini e donne che riconoscono le proprie debolezze, e per questo le accettano negli altri. Che trovano nelle diversità la bellezza dell'unicità di ognuno.
Sanno che facciamo parte di uno stesso progetto, di uno stesso destino, in uno stesso mondo. Che siamo liberi, unici ma uguali.
La gentilezza viene usata per farci comprendere meglio. Per farci ascoltare meglio. Perché il risultato è garantito e questo, nonostante la nostra reticenza, ci può rendere persone migliori. Nella definizione del linguista Tullio De Mauro, la gentilezza acquista un valore ancora ulteriore, come se la sua origine ci chiedesse la sua applicazione, e il significato ci donasse un motivo: agg. Dal latino gentile (m) propr. “appartenente a una famiglia”, der. da gens, gentis “famiglia”. A noi la scelta.


Max Laudadio
NP novembre 2021

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