Il ribelle omologato
Pubblicato il 23-06-2022
Fino a non troppi anni fa se ti trovavi davanti a un tatuato voleva dire che eri davanti a un ex galeotto, un tossico o un chitarrista glam-rock, e/o le tre cose insieme. Oggi anche mia nonna si è tatuata un ferro da stiro sul polpaccio e diventa sempre più difficile capire che genere di persona ti trovi di fronte. Una bella fregatura per i veri duri al giorno d'oggi, non confondersi con la massaia! Tanta fatica per apparire diversi per poi ritrovarsi tutti uguali. Al vero duro per non confondersi con mia nonna non resta che alzare l'asticella e come minino tatuarsi la scritta "Fronte" sulla fronte. Questa cosa ha fatto nascere in me una riflessione un po’ strampalata. Cosa succederà quando anche l'ultima vecchina in fila alle poste si sarà tatuata "son vecchia" sulla guancia? Cosa faranno allora le nuove generazioni per manifestare la propria diversità? Secondo i miei calcoli strampalati non gli resterà che seguire le orme di Domenico Savio.
Recentemente in un noto festival, un certo Achille si è battezzato da solo per essere più ribelle della cassiera della Conad, ma una volta i trasgressori venivano portati via dalla polizia eo fustigati su pubblica piazza, ora vengono portati in trionfo e usati da quel sistema che si vorrebbe distruggere, solamente per fare ascolti e soldi. Inutile dire che non ci sono più i ribelli di una volta. Sullo stesso palco l'invito all'inclusione, al rispetto è continuo, ma i cristiani evidentemente non fanno parte di nessuna delle categorie da rispettare. Niente di nuovo…
Mio nonno diceva sempre: «Facci caso...» cosa nonno? «No niente».
Andrea Gotico
NP Marzo 2022