I passi della scienza

Pubblicato il 27-08-2022

di Valentina Turinetto

Il midollo spinale è il collegamento principale per il passaggio di informazioni nervose tra il cervello e il resto del corpo. È costituito da cellule nervose che mandano segnali che partano dal cervello per arrivare al cervello. Dei danni a questo tessuto, così importante e delicato, sono spesso permanenti e possono condurre alla paralisi parziale o completa delle vie nervose, con conseguente alterazione delle funzioni motorie e sensoriali. Solo considerando il nostro continente, le persone affette da lesioni del midollo spinale sono oltre 300mila.

Al momento non esistono cure che permettano un ripristino della funzionalità persa, però gli studi interessati a trovare delle soluzioni alle lesioni spinali sono molteplici, per lo più basate sull’utilizzo di cellule staminali (cellule in grado di differenziarsi in cellule specializzate, in questo caso cellule nervose).

Poche settimane fa è stata pubblicata su una prestigiosa rivista internazionale di medicina una ricerca condotta da un gruppo svizzero coordinato dal Politecnico di Losanna, che ha portato a dei risultati molto incoraggianti. Questo studio si basa su un principio differente.

La ricerca ha utilizzato l’impianto di elettrodi nel midollo spinale che, attraverso stimolazioni elettriche, possono governare i movimenti del busto. Il “cervello” del sistema è un tablet su cui i pazienti selezionano il movimento desiderato; questo è collegato in modalità wireless un pacemaker inserito nell’addome, che veicola le informazioni agli elettrodi impiantati chirurgicamente all’interno della colonna vertebrale, a livello del midollo spinale. I risultati sono stati molto positivi sotto vari aspetti: i tre pazienti trattati si sono alzati e sono riusciti a camminare e controllare i movimenti del busto nel giro di poche ore dall’attivazione del sistema; nelle settimane successive i pazienti hanno seguito un programma di allenamento specifico che ha favorito la ripresa di massa muscolare; i pazienti sono stati in grado di spostarsi in autonomia al di fuori del cosiddetto ambiente “sperimentale”.

L’obiettivo raggiunto è il risultato di molti anni di ricerca e sicuramente la ricerca procederà per ampliare il numero di pazienti coinvolti e per migliorare alcuni aspetti dell’intervento. Alla tenacia dei ricercatori che hanno investito le loro capacità per raggiungere questo risultato si affianca la tenacia dei pazienti e delle famiglie coinvolte. La ricerca avanza con tempi non sempre prevedibili e talvolta non così rapidi come vorremmo.

Ma è importante che proceda e, a volte, lo fa con passi da gigante. Nello stesso tempo chi è in attesa del passo decisivo della scienza, dimostra spesso la tenacia nel “tenersi pronto” per quando la scienza sarà pronta. Come Davide, 19 anni fa ha avuto un incidente che ha cambiato la sua vita e quella delle persone che ama. Ma non si è ancora rassegnato alla carrozzina e spera che non sarà così per sempre. Per fare la sua parte, si tiene pronto dedicando all’esercizio fisico almeno 1 ora della sua giornata, tutti i giorni... nell’attesa di una chiamata, che forse, sconvolgerà di nuovo la sua vita!

Valentina Turinetto

NP Aprile 2022

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