Gente di frontiera

Pubblicato il 13-03-2022

di Luca Periotto

All'interno di una cartella denominata "Africa 2" ho rinvenuto alcune istantanee di gente e luoghi di frontiera. Si tratta di un reportage che feci durante un percorso compiuto lungo quattro Stati confinanti affacciati sul Golfo di Guinea, una lingua di terra che comprende Ghana, Togo, Camerun e Benin. Gli stessi luoghi da dove si sviluppò durante l'epopea coloniale la "tratta degli schiavi".
Anche se delle cosiddette navi negriere sembra essere sparita, grazie a Dio, qualsiasi traccia, tuttora resta il luogo di partenza di molti giovani che sperano di trovare altrove un futuro migliore dove poter metter su radici. In ogni caso provare a sviluppare i loro sogni. Il mio lavoro si è concentrato principalmente dentro le città e nelle sue periferie apparentemente tutte uguali, non considerando una linea di demarcazione tra i vari Stati, ma comportandomi proprio come fece Stephen Shore nella sua ricerca sul territorio USA quando realizzò, a cavallo tra gli anni '70 e '80, Uncommon Place (armato solamente di una piccola fotocamera 35 mm tascabile), che mostrava il volto di una America in via di transizione.

Anche io, questa volta sul territorio africano, ho cercato segni potenzialmente simbolici che fossero in grado di scavalcare qualsiasi pregiudizio. L'occhio che guarda, in ogni caso non è lui a stabilire cosa sia giusto vedere o cosa no, quindi un battito di palpebra può equivalere allo scatto dell'otturatore. I ritratti che presento sono in ogni caso il suggello di un incontro fortuito, gente con la quale mi sono soffermato a parlare del più e del meno, come se avessi incontrato queste persone in una qualsiasi via delle nostre città.
Istantanee come relazione di un viaggio. Come scrisse Italo Calvino nella prefazione al suo libro Le città invisibili, le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni di un linguaggio. Le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di mezzi, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.

La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne di parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta da graffi, seghettature, intagli, svirgole.


Luca Periotto
NP dicembre 2021









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