Emmanuele

Pubblicato il 30-03-2022

di Chiara Dal Corso

Gesù rappresentato come un bambino ma con il volto giovane, non infantile. Imberbe, ma con la fronte alta e spaziosa che nell'iconografia indica la Sapienza. Bambino ma sapientissimo, quindi, indifeso e debole ma Dio stesso, il Creatore dell'universo. Infatti è vestito come il Pantocrator, con himation e chitone solo che qui sono arancio ricoperti da una raggiera di fili d'oro che illumina tutto il suo corpo, simbolo della luce increata della grazia di Dio, di cui lui stesso è sorgente. Inoltre, come il Pantocrator, spesso tiene in mano il rotolo del Libro – è lui la Parola di Dio – e con la destra benedice. Altre volte (come qui) invece ha entrambe le braccia allargate, in segno di accoglienza verso tutta l'umanità, ed entrambe le mani benedicenti. L'origine di questa tipologia possiamo trovarla in quella della Vergine del Segno (di cui abbiamo già parlato), dove il Bimbo è inserito in un grande disco dorato posto tra il petto e il grembo della madre, che a sua volta tiene le braccia aperte e rivolte verso l'alto in atteggiamento orante. Gesù rappresentato così non è ancora nato. L'icona si chiama infatti "Vergine del segno", perché rappresenta la profezia di Isaia che dice: "il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is 7,14). Emmanuele significa Dio – con – noi.

Anche quando lo troviamo solo, a volte soltanto il volto, a volte a mezzobusto nella stessa posizione, a volte a figura intera seduto sul trono, bambino ma con il volto adulto, sappiamo che non è un semplice bambino che vediamo, ma è il volto misterioso di Dio, eternamente giovane e vecchio insieme, incorruttibile ed infinitamente ricco e disposto alla più estrema povertà, al sacrificio di Sé per salvare i suoi figli. Questa è anche un'icona eucaristica, perché in Maria vediamo il modello di creatura che si è fatta grembo, casa, per il suo Creatore come noi possiamo fare quando riceviamo Gesù nell'Eucarestia. È il Dio infinito che si fa piccolo piccolo tanto da restringersi dentro il grembo di una donna. Dio onnipotente che si fa debole, indifeso, bisognoso di cure e di attenzioni. Questo è il Dio con noi che per non spaventarci si limita fino ad abbassarsi alla fine ignominiosa e dolorosissima che poteva fare il più "rifiutato" dalla società. Un Dio che vuole vivere con noi i nostri bisogni e la quotidianità, come un vero amico. Continua a bussare ai nostri cuori, aspettando che gli facciamo un posticino, e, come ci mostra l'Eucaristia ancora oggi, se ne sta indifeso, umiliato, continuamente consegnandosi alle nostre mani, alla nostra attenzione.
Buon Natale.


Chiara Dal Corso
NP dicembre 2021

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