Elisabetta, fede e giustizia

Pubblicato il 30-03-2022

di Anna Maria Del Prete

«Zaccaria aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti al Signore» (Lc 1,5-6). Cosi Luca presenta Elisabetta, una donna sterile, quindi segnata dal disprezzo. Invece l'evangelista mette in evidenza la sua importanza per nascita e, soprattutto, per la sua fiducia in Dio. Il nome Elisabetta: Elisheba, colei che giura per Dio.
«Discendente di Aronne, chiamata Elisabetta». La precisazione del nome ci dice già la sua importanza perché solo di poche donne lo si conosce; inoltre la discendenza sacerdotale la pone in una classe superiore. Se poi aggiungiamo che si trattava di una donna “giusta” capiamo che era una donna aperta alla volontà di Dio, fedele alle sue leggi e prescrizioni. (Insieme a Tamar dell'Antico Testamento sono le uniche donne ad essere definite giuste).

Ella, infatti, non considerava la sua sterilità una punizione di Dio, ma vedeva in essa la possibilità di dedicarsi maggiormente al culto divino, perché libera dai doveri della maternità. Certo non le erano risparmiate le allusioni sprezzanti, come sottolinea la frase tranciante: «colei che tutti dicevano sterile» (1,36). Nel tempo antico la donna sterile era considerata una nullità fino al punto di poter essere ripudiata dal marito.
Elisabetta era consapevole che Dio non aveva voluto umiliarla o farla soffrire, si conservava sicura della fedeltà di Dio al suo giuramento, aspettava e credeva nonostante l'età avanzata. Alla fine, la sua attesa esplode nell'inno di gioia quando scopre di essere incinta: «Ecco cosa ha fatto (Dio) per me». Ella concepirà un figlio, Giovanni Battista, Profeta dell'Altissimo.
Ed è questa notizia, riferitale dall'angelo, che spinge Maria a «mettersi in viaggio verso la montagna» per visitare «la sua parente». Ancora sorpresa e turbata per l'annuncio che sarà madre del Figlio di Dio vuole condividere con lei la gioia di queste due nascite.
Elisabetta, grazie alla sua intima unione con il Signore, riconosce la presenza divina nel seno di Maria e la accoglie con una doppia benedizione: per lei e per il frutto del suo seno mentre il bambino sussulta di gioia nel suo grembo. Questa presenza conferma a Maria l'attendibilità del messaggio ricevuto dall'angelo Gabriele: Elisabetta «ha concepito un figlio… nulla è impossibile a Dio».

«Beata colei che ha creduto nell'adempimento della Parola del Signore», con questa esclamazione Elisabetta riconosce e proclama la felicità di Maria, una beatitudine che attraversa il tempo, come Maria stessa canterà: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata». Una felicità che le deriva dall'aver creduto. Così come Elisabetta che non ha mai cessato di credere nella fedeltà del Signore. Elisabetta diventa modello di vita per ciascuno di noi, modello di una vita che ascolta, che si apre all'Altro e agli altri, di una vita che accoglie, di una vita mai spenta, di una vita sempre pronta a riconoscere e benedire il Signore che passa, che viene a prendere casa in ognuno di noi.


Anna Maria Del Prete
NP dicembre 2021

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