Dietro la porta
Pubblicato il 26-01-2021
Viviamo un tempo in cui, stupiti, ci scopriamo limitati e, dentro di noi, qualcosa protesta come se fosse una cosa ingiusta e che, dopo le tante conquiste per vincere l’infermità della natura e i limiti di ogni genere, sociali, economici..., il fatto di trovarci il passo sbarrato da limitazioni che si appoggiano su motivazioni giuste, provoca ugualmente in noi un senso di rivolta e di scandalo. Forse, però, dimentichiamo ben altri sbarramenti che convivono con noi e che accettiamo o, se ci ribelliamo, sappiamo che è senza ragione. Sto cercando di parlare di tutto quel mondo che ci abita e che sono i nostri desideri, i sogni, le utopie, quell’universo che, se non esistesse, il mondo sarebbe invivibile per la sua monotonia e piattezza.
Eppure quest’universo che ci abita non è senza provocare in noi lacerazioni, sofferenze e rivolte. A guardarlo bene, possiamo immaginarlo come una forte corrente che trascina con sé arcobaleni di colori e tavolozze scure, volti affascinanti e mostri che fanno paura; questo vortice si lancia verso il futuro, volendo aprire per noi spazi nuovi, che realizzano il mondo che ci sembra essere il meglio. Questa corrente continua, che nasce da noi, a volte compresa a volte misteriosa, sembra andare a sbattere contro una porta chiusa e non aver possibilità di realizzazione, di una storia, di un orizzonte aperto. Sembra che per essa non ci sia orizzonte di vita.
Noi cerchiamo continuamente: la Bibbia spesso ci dice l’oggetto di questa ricerca: il volto di Dio e con lui ogni volto, ogni possibilità di guardare ed essere guardati, di riconoscere ed essere riconosciuti.
È una ricerca senza fine, che diventa un grido implorante. È il tuo volto che cerco, fammi vedere il tuo volto! Lo dice il credente al suo Dio, ma anche colui che è attanagliato dal dubbio; lo dice l’innamorato del Cantico, ma è anche un grido angosciato di colui che non vede chi lo spia, dov’è il nemico. Questo desiderio di vedere il volto, di Dio in particolare, sembra non aver altro futuro che il fallimento di una porta chiusa. Il libro della Genesi comincia con lo stato idilliaco dell’intimità amicale dell’uomo con Dio, ma subito vede chiudersi una porta, la porta del giardino dell’amicizia, per lasciarci nella terra della violenza, della fatica, della gelosia, dell’odio e dell’assassinio. Ripassare attraverso quella porta sembra impossibile. Occorrerà la morte e risurrezione di Gesù. Ma davvero al di là della porta chiusa non esiste orizzonte per il desiderio, per la vita dell’uomo? Anche se non possiamo pianificare il nostro cammino e realizzare il nostro sogno, il desiderio scava gallerie, traccia percorsi, disegna rotte, che, spesso senza che ce ne accorgiamo, sono la vera realizzazione della nostra vita; giorno dopo giorno. In questo modo la vita è una sorpresa: la Porta si è chiusa e i cherubini con spade di fuoco ne impediscono l’entrata, ma ci è dato il mondo di fuori in cui noi possiamo ridisegnare la vita, a volte con terribili sgorbi che sfuggono alla nostra mano, altre volte con delle bellezze sorprendenti.
Il mondo dell’armonia e dell’amicizia rimasto chiuso dietro la porta nutre tutto il nostro mondo interiore e la ricerca del volto di Dio e dell’Uomo continuano a far zampillare il desiderio che genera la capacità di creare. Solo quando, non sopportando la ferita del desiderio, noi afferriamo per possedere subito, impediamo la crescita di ciò che è vero in noi e che ci stimola, anche se dolorosamente, per prendere vita e farci creare l'al di qua della Porta, la terra che ci è stata data. Questa vita che generiamo, come un mare continua a lambire la soglia della Porta, nell’attesa che questa si spalanchi e che mondo divino e mondo umano non siano più che una sola terra nuova con un cielo nuovo.
Cesare Falletti
NP novembre 2020