Comunione dei Santi

Pubblicato il 14-12-2020

di Chiara Dal Corso

Nelle chiese ortodosse le icone rendono visibile il mondo invi­sibile con cui i fedeli si mettono in comu­nione mediante la preghiera: il regno dei cieli, il paradiso. Ma ci sono esempi di questo anche appartenenti al mondo bizantino. Uno su tutti le decorazioni musive della basilica di sant’Apollinare Nuovo.

Lungo la navata centrale della chiesa le pareti laterali sono de­corate con tre fasce orizzontali di mosaici: la prima, più in alto e più stretta, che riporta scene della vita di Cristo, a sinistra parabole e miracoli e a destra gli eventi principali della passione, morte e risurrezione (è il più antico ciclo di scene del Nuovo Testamento che abbiamo in mosai­co); la fascia centrale, di dimensioni maggiori, intervallata dalle finestre, è occupata da figure maestose di profeti. Mentre la fascia inferiore, decisamente più spaziosa in altezza delle altre due, raffigura due lunghe processioni: a sinistra una sfarzosa di sante, e a destra quella dei martiri. Sono questi i mosaici più recenti, ricostruiti nel periodo bizantino. Le sante sono 22, portano tutte una co­rona simbolo della loro appartenen­za alla corte celeste per le loro virtù e l’amore a Cristo, e si incamminano distanziate tra loro ritmicamente, verso la Madre di Dio che tiene in braccio il bambino Gesù fra quat­tro angeli, raffigurata in prossimità dell’abside.

I martiri sono 26, avvolti in vesti candide simbolo della purezza lavata nel sangue, sono rivolti al Re­dentore in trono – anch’egli raffigu­rato fra gli angeli – collocato di fron­te alla Madre. Insieme i due cortei invitano il fedele ad avanzare nella chiesa e a farsi avanti verso l’altare, verso l’incontro con il Dio Altissi­mo che si è fatto bambino, si è fatto uomo per eliminare definitivamente la distanza con le sue creature, i suoi figli, destinati a vivere nell’Amore con lui, nella gioia infinita, nella ricchezza tutta spirituale di Dio: una ricchezza e sovrabbondanza di amore, di grazia, di misericordia, di sapienza...

Ecco un’immagine grande, impo­nente, che ha superato i secoli e an­cora ci parla di comunione, di gente che si trova profondamente insieme anche magari senza essersi cono­sciuta, ma profondamente insieme e unita per aver amato lo stesso Amo­re, aver sofferto per lo stesso Bene, aver creduto nella stessa Speranza, aver dato la vita per lo stesso Dio e la stessa Persona: Gesù.

 

Chiara Dal Corso

NP ottobre 2020

 

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