Cari giovani amici,…

Pubblicato il 10-11-2022

di Rosanna Tabasso

… poco più di un anno fa ci siamo incontrati nei vostri comuni e parrocchie di appartenenza, per iniziare una relazione con voi, convinti che anche tra gruppi già formati ci si debba unire e sostenere a vicenda.  Da alcuni mesi siamo tornati a vedervi in presenza all’Arsenale della Pace. Dall’inizio della guerra in Ucraina siete venuti in tanti a smistare gli alimenti e a fare pacchi. Anche a scuole chiuse, passate qui parte dell’estate mettendovi a servizio dei più poveri. Ma l’aspetto più importante è rimanere insieme. Uno più uno più uno, impariamo a guardare uniti nella stessa direzione. In questo tempo così complesso il rischio più grande è di rimanere soli ad affrontare la vita.

Pensando a tutti voi, ho iniziato un dialogo con un’amica saggia. Ve lo propongo perché come ha fatto del bene a me potrebbe farlo anche a voi.

Mi sembra fondamentale recuperare l’importanza della relazione: è indispensabile per tornare a essere comunità e comunità di comunità.

Il pianto di un bambino è la parola. Se la mamma è con me, non piango più. Cosa ci dice? Che noi donne e uomini siamo fatti per la relazione. Abbiamo bisogno di essere in relazione, di relazioni affettive, amicali, che siano vere, di cui ci possiamo fidare. Abbiamo bisogno di amore. Ma siamo anche ragione. I greci la chiamavano logos, che significa anche “parola”. L’uomo in quanto dotato di ragione, è logikos, capace di parola. E la parola cos’è? Relazione. Mettersi in relazione con l’altro con le parole, perché le parole sono capaci di costruire relazione: se le parole non sono pietre lanciate contro l’altro.

La stessa relazione possiamo svilupparla con Dio. Eppure, con lui siamo come due mondi separati che non si parlano. Oggi è così distante da noi il pensiero di Dio e, poiché non riusciamo a spiegarcelo, lo allontaniamo…

Dicevano anche, questi antichi greci inventori della filosofia, che  l’uomo  è stato creato dalla parola di Dio: da un impulso creatore di Dio che aveva dentro una forza operativa, una energeia, energia. A questa energia di vita che la parola creatrice di Dio gli ha messo dentro, come risponde l’uomo? Con la synergeia, sinergia. Cioè con la collaborazione. La collaborazione con la creazione, il Creatore per chi crede, e la collaborazione con gli altri.

Di nuovo relazione!  Ma sinergia, collaborazione per fare cosa?

Bellezza! La bellezza non è quello che oggi siamo indotti a credere: la forma, la bellezza fisica di un influencer o di un tiktoker. Sempre i nostri amici greci, parlando di un vecchio che era saggio, lo definivano kalós gerós, il vecchio bello: bello perché saggio, sapiente. La saggezza del vecchio insomma era la vera bellezza: saggezza come accoglienza, capacità di tacere per ascoltare in profondità l’altro, conoscenza della propria interiorità, delle luci e ombre dell’animo umano, saggezza come superamento dell’invidia, della competitività, dell’avidità che distruggono le relazioni umane. La bellezza è questo.

Vorrei davvero che imparassimo a restituire senso a queste parole…

In questo lavoro c’entra Gesù. Gesù che il suo amico Giovanni chiama Logos: la Parola che Dio ha detto a noi, il suo SMS all’umanità. Gesù Cristo, figlio di Maria, che ha fatto proprio ogni nostro grido e l’ha indirizzato a Dio. Lo Spirito Santo, che solleva fino alla compassione del Padre il grido di tutta l’umanità. Sembra non sia cambiato niente ed è cambiato tutto.

In definitiva se dovessi parlare di lui ai giovani cosa diresti, cara amica saggia? Cosa è venuto a chiederci Gesù?

Niente. È venuto a stare con noi. Emmanuele: “tutti i giorni sono con voi” (Mt 28,20), giorni buoni, santi, giorni di peccato, giorni bui. È venuto a stringere relazione con noi e fra di noi. La sua incarnazione ha colmato la distanza e rende possibile la collaborazione, la sinergia tra donne e uomini e tra loro e Dio. Non siamo più soli. Anche se in questo mondo ferito non sembra apparentemente esserci posto per lui. Ma è proprio in questo mondo qui che possiamo diventare parola, relazione, collaborazione, bellezza. Proprio qui, deboli come siamo.  Emmanuele presente nella nostra debolezza ci dice di abbracciarla, non di sfuggirla. Non è venuto per insegnarci a uscire dal peccato: noi siamo storti, non usciamo dai nostri difetti. È venuto per benedire la nostra povertà, per farcela amare. Per trasformarla in bellezza. Però insieme, nella relazione, nella collaborazione. Con l’energia che ci viene data.

Cari giovani amici,

se ci incontreremo nei viali dell’Arsenale o nei vostri luoghi di incontro, non dimentichiamo che metterci in relazione tra noi è l’unico modo che abbiamo per collaborare e rendere migliore il nostro angolo di mondo.

Rosanna Tabasso

NP Giugno-Luglio 2022

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