Bulli VS Orsetti abbraccia-tutti
Pubblicato il 23-11-2020
Volere è potere, recita il detto tramandato dai saggi di un tempo lontano, possibilità per tutti di cambiare il corso di un destino avverso e arrivare al tanto sospirato lieto fine. Ricchezza o almeno felicità abbastanza facilmente a portata di tutti quelli che la desiderano e la inseguono, sino a raggiungerla, per meritatamente godersela. Nel suo ultimo saggio lo storico israeliano Yuval Noha Harari ha scritto che l’umanità non è mai stata così vicina all’alba di una nuova era: sembrava che «la penuria di cibo, la diffusione delle malattie e i conflitti bellici appartenessero in maniera inscindibile al piano cosmico divino o alla nostra imperfetta natura e niente, eccetto la fine dei tempi, avrebbe potuto liberarci da queste piaghe»; ora invece carestie, pestilenze e guerre sono fenomeni circoscritti a piccoli pezzi di mondo che inseguono il progresso tecnologico e il benessere economico raggiunto dalla schiera degli eletti che continua giorno dopo giorno ad aumentare di numero.
Eppure siamo qui noi. In una grande città di quello che è ancora uno dei Paesi più ricchi del mondo, l’Arsenale della Pace continua ad essere invaso ogni giorno da famiglie anche italiane che chiedono un aiuto per le cose più normali: scarpe e vestiti, passeggini e giocattoli, cibo, quaderni, libri e pennarelli, medicine, occhiali e cure odontoiatriche, aiuto ai loro figli nello svolgimento dei compiti. Nei colloqui di iscrizione per quest’ultimo progetto, mamme e papà di tutto il mondo si sono trovati d’accordo su una cosa: la vita è difficile. Ovunque e comunque. È la tesi scientifica suffragata dalle loro vite, tanto che una mamma raccomanda sempre a suo figlio di studiare, perché «se no finirà come me a fare le pulizie, sempre se non mettono i robot». Un’altra mamma ripercorrendo la sua vita pieno di sfruttamento, sopraffazione e violenza, ha riconosciuto permettendosi il lusso di qualche lacrima la triste naturalezza del suo destino: le cose sono andate semplicemente come al solito, funziona così, non è stata la prima e non sarà l’ultima.
Il sociologo Zygmunt Bauman ha descritto «la contraddizione interna irrisolvibile di una società che definisce uno standard di felicità per tutti i suoi membri che alla maggior parte di loro non è data la possibilità, o addirittura è impedito, di raggiungere». Non ci permettiamo più di volere perché non crediamo più di potere. La vita è difficile, funziona così, come al solito, forse un giorno, dicono i grandi così stanchi di perdere da aver imparato a piangere senza fare uscire le lacrime. «Siamo per metà dei bulli e per l’altra metà degli orsetti abbraccia-tutti», ha detto l’altro giorno un bambino riflettendo sulla natura della specie a cui appartiene.
Bulli di cui noi stessi siamo le prime vittime e i primi prigionieri, mentre gli orsetti abbraccia-tutti sembrano una specie in via d’estinzione. È l’altra parte di noi, quella che dovevamo magicamente riattivare dopo il lockdown, quella che accendiamo nell’unico giorno dell’anno in cui è stato deciso che dobbiamo essere tutti un po’ più buoni. Quella che ogni piccolo orsetto può imparare solo osservando e imitando il comportamento di papà orso e mamma orso. Ringhiare e graffiare, sopraffare e aggredire. Fa parte della nostra natura. Come abbracciare e sorridere, coccolare e volere bene. La descrizione di un attimo in cui tutto può ancora succedere: in mezzo ci siamo noi, sospesi tra prepotenza e gentilezza, indifferenza e cura, cattiveria e empatia. Bullo o orsetto-abbraccia tutti? Basta prendere la carta giusta. Almeno ogni tanto.
Marco Grossetti
NP Ottobre 2020