Anlong Pi

Pubblicato il 26-09-2022

di Roberto Cristaudo

Stavo pranzando nel dehor di uno dei tanti ristoranti di Pub Street, la via più frequentata di Siem Reap in Cambogia. In un clima rilassato, circondato da turisti e da piccoli gruppi di viaggiatori, notai alcuni bambini che, in attesa di terminare di mangiare, si avvicinavano timidamente al mio tavolo. Trascinavano dei grandi sacchi, sproporzionati rispetto alle loro piccole dimensioni e alla loro età; avranno avuto al massimo 8 anni o forse meno. Pensai che volessero gli avanzi del cibo che non avevo consumato o forse l'acqua delle bottigliette lasciate a metà, invece non erano interessati al cibo e, cercando di farsi capire a gesti, chiedevano le lattine e le bottiglie di vetro vuote o i tovaglioli di carta. Con fare ordinato riponevano poi il "bottino" all'interno dei sacchi, suddividendo minuziosamente i vari materiali in una specie di raccolta differenziata.

La cosa mi incuriosì a tal punto che dopo pochi giorni, feci alcune ricerche e raggiunsi il posto dove questi bambini vivevano insieme alle loro famiglie. Non potevo credere a quello che stavo vedendo con i miei occhi: ero in una discarica, Anlong Pi, la discarica di Siem Reap. Percorrendo venti chilometri lungo la National Road 6, c'è un piccolo villaggio conosciuto dalle ONG locali come "il piccolo sporco segreto di Siem Reap", uno slum fatiscente costruito intorno al bordo di un pozzo. Due ettari circa di terreno riempiti dalla spazzatura prodotta in città.

In questo inferno, ogni giorno intere famiglie vivono e lavorano setacciando gli scarti con la speranza di trovare una bottiglia di vetro o un barattolo di latta. Spazzatura per tutti noi, ma non per gli abitanti di Anlong Pi che sperano nella fortuna di rivenderla ricavandone 2.000 Riel corrispondenti a 50 centesimi di dollaro a sacco.

«Pagano meglio per le bottiglie in vetro, la plastica viene dopo. Se sei veloce puoi guadagnare anche un dollaro al giorno» mi racconta Sokhim, l'unico ragazzo con il quale riesco a dialogare un po' in inglese. Indossano stivali di gomma e lavorano con il viso avvolto in stracci pesanti, per ripararsi dalla puzza insopportabile.

Un gruppo di circa 20 bambini, con bastoni che terminano a uncino, circonda il camion appena arrivato. Formano due file ordinate. I più piccoli sono immersi fino alla vita in un mucchio di spazzatura. Mentre il camion apre il portellone, si tuffano, incuranti del pericolo, per raccogliere la plastica e il vetro da depositare nei sacchi.

Trascorrono fino a 14 ore al giorno a cercare tra i rifiuti, vetro, plastica e metallo da rivendere. Tra il fumo dei rifiuti che bruciano, le mosche e l'odore nauseante, le parole acquistano nuovi significati. È qui che un bambino definì la parola felicità come: «Vedere il sole splendere ogni giorno».

Nella desolazione generale, si intravede però una luce di speranza. Nel gennaio 2012, Togh Main ha aperto la scuola The Anlong Pi Free, che attualmente offre corsi di inglese gratuiti a 350 bambini locali di età compresa tra 5 e 18 anni. L'obiettivo della scuola è migliorare le possibilità dei bambini di sfuggire alla povertà e di costruirsi un futuro dignitoso attraverso l'istruzione.

Roberto Cristaudo

NP Maggio 2022

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