Agenda 2030

Pubblicato il 17-03-2021

di Stefano Caredda

Con un anno che si è chiuso e un altro che si è ormai aper­to, l’immagine dello scorrere del tempo si può ben applicare, ol­tre che alle nostre vite, anche al pianeta e al suo stato di salute: quello economi­co, quello sociale e quello ambientale. Sappiamo tutti che a livello globale il consesso delle Nazioni Unite si è dato una tabella di marcia molto precisa, individuando direzione da prendere, strada da percorrere e obiettivi da rag­giungere.

È quella che conosciamo con il nome di Agenda 2030, il piano d’azione sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi del mondo che individua, appunto, 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da rag­giungere entro l’anno 2030. Molto in­chiostro è stato finora versato sul tema e assai di più ne sarà versato nel decen­nio che ci aspetta, ma è possibile capire a che punto siamo qui in Italia, in cosa stiamo andando bene e in cosa inve­ce siamo pericolosamente indietro? Ci aiuta un lavoro pubblicato dall’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo So­stenibile, una rete di organizzazioni della società civile, oggi con oltre 280 aderenti, creata proprio per diffon­dere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030. Ebbene, dall’analisi effettuata scopriamo che abbiamo buone possibilità di centrare il bersaglio su alcuni target quantitativi che sono associati a tre dei 17 obiettivi (altrimenti detti “Goal”): si tratta del Goal 2 (relativo alla quota di coltiva­zioni destinate a colture biologiche), del Goal 3 (che punta alla riduzione del tasso di mortalità dovuto alle cause più frequenti) e del Goal 16 (relativo al contrasto dell’affollamento degli istitu­ti di pena).

Non siamo messi affatto male anche con altri quattro target che riguardano il Goal 4 (Uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e Quota di laureati e altri titoli terziari), il Goal 7 (Quota di energia da fonti rinnovabili) e il Goal 13 (Quota di emissioni di gas serra), con questi ultimi che peraltro sono obiettivi primari anche del cosid­detto Green Deal europeo.

Se fin qui tutto sommato ce la ca­viamo, le noti dolenti arrivano sui rimanenti 14 target quantitativi, che riguardano in sintesi il Goal 1 (Quota di persone a rischio povertà ed esclu­sione sociale), il Goal 2 (Uso dei ferti­lizzanti), il Goal 3 (Incidenti stradali), il Goal 5 (Parità di genere nel tasso di occupazione), il Goal 6 (Efficien­za delle reti idriche), il Goal 8 (Tasso di occupazione 20-64 anni), il Goal 9 (Spesa per ricerca e sviluppo), il Goal 10 (Disuguaglianza del reddito dispo­nibile), il Goal 11 (Qualità dell’aria e offerta del trasporto pubblico), il Goal 12 (Produzione di rifiuti), il Goal 14 (Aree marine protette), il Goal 15 (Consumo di suolo e Aree protette ter­restri), il Goal 16 (Durata dei procedi­menti civili).

Insomma, l’Italia – dice l’ASviS – non è su un sentiero in linea con gli Obiet­tivi dell’Agenda 2030 e la crisi in atto, peraltro, impatta negativamente su ben nove di essi. E c’è quindi bisogno di averlo presente, per disegnare stra­tegie e azioni del prossimo decennio.

 

Stefano Caredda
NP gennaio 2021

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