Cammino perché io ci sto

Pubblicato il 20-05-2013

di Marco Grossetti

Marcia silenziosa“Camminare per… ” è uno degli strumenti di cui il Sermig si è servito più di frequente negli anni. Per far maturare un’idea, per osservare, per comunicare, per ricordare qualcuno. Quest’estate la stessa esperienza hanno potuto fare i quasi 2.000 giovani che hanno trascorso una settimana di servizio e formazione all’Arsenale della Pace di Torino.

di Marco Grossetti

“Impossibile is nothing” è il titolo di una campagna pubblicitaria realizzata dall’Adidas nel 2006, e anche Luca, nel suo Vangelo, aveva detto più o meno la stessa cosa tanti anni prima. “Niente è impossibile”, comunque sia, è il riassunto in 3 parole di quello che succede all’Arsenale della Pace ogni giorno.
Basta guardare quanta gente ci è passata quest’estate: oltre 2.000 giovani, che hanno trascorso a Torino almeno una settimana delle loro vacanze, lavando i bagni e le stanze riservate a chi è senza casa, dando una mano nella ristrutturazione dei nuovi edifici, facendo giocare e studiare dei bambini, preparando pacchi di alimentari e cancelleria per le spedizioni umanitarie che ogni settimana raggiungono chi ha bisogno di aiuto…
Tutto questo senza ricevere un euro, pagandosi i pasti e il soggiorno all’Arsenale. Partecipando a laboratori sulla mondialità, la pace, la disabilità, l’accoglienza, la musica, accettando di fare tanto silenzio e di passare un sacco di tempo a pensare, per capire chi sono e dove stanno andando, per scoprire qual è il loro sogno e cosa possono fare per realizzarlo. Sono arrivati davvero da tutta Italia: Rimini, Bari, Cagliari, Bonate, Cremona, Reggio Emilia, Sandrigo, Treviso, Pesaro, Milano, Monte Rotondo, Napoli e decine di altre città piccole e grandi.

Piazza CastelloOgni settimana abbiamo lanciato a questi gruppi di 100, 200, 500 ragazzi una sfida: camminare per le strade di Torino in silenzio, senza dire nemmeno una parola. Chiedere a centinaia di ragazzi e ragazze che si sono appena conosciuti di fare silenzio è una cosa ben difficile. Dietro quella strana richiesta però c’era un sogno e un perché: che quello fosse l’inizio di un cammino per coinvolgere migliaia e migliaia di giovani nel 3° Appuntamento Mondiale Giovani della Pace del 28 agosto 2010…
Camminare in silenzio per guadagnare la fiducia e il rispetto della gente, per ascoltare ed osservare, per trovare la pace con se stessi e capire gli altri, per entrare nel cuore della persone, pieno di rumore e di parole, facendo parlare la propria convinzione. Camminare in una città vuota e spenta, perché la Pace lavora sempre, e davanti a tutto il male che c’è nel mondo non può permettersi di andare in vacanza. Come dimostra la famiglia con 2 bambini profuga dall’Afghanistan che ha bussato alla porta dell’Arsenale il giorno di Ferragosto.

Il 10 luglio la marcia silenziosa ha portato i giovani al Museo A come Ambiente: parlare di futuro vuol dire pensare anche ad un mondo da custodire, preservare e proteggere. Un museo fatto su misura per i bambini e per i ragazzi, interattivo e multimediale, con simulazioni, giochi, esperimenti. Abbiamo parlato di energia e inquinamento senza puntare il dito contro qualcuno, ma cercando di capire che cosa noi possiamo cambiare, che cosa ognuno di noi può fare dentro casa sua o quando si sposta nella sua città. Siamo rimasti senza parole davanti alla simulazione dei danni che il nostro corpo subirebbe in un incidente stradale, e ci siamo ricordati ancora una volta quando sia preziosa e delicata la vita.

CottolengoNel campo successivo la marcia ci ha portato al Cottolengo, dove abbiamo incontrato delle suore di clausura. Una serata in cui non ci siamo annoiati neanche per un secondo, emozionante ed intensa, come poteva essere il concerto dei Negramaro o il falò in spiaggia con gli amici. Queste suore hanno aperto il loro cuore ai giovani, raccontando la gioia, la fatica e la bellezza della loro scelta, mettendosi nei panni dei giovani e ricordando tutti i piccoli passi che avevano fatto per arrivare lì dove erano adesso. Hanno parlato di silenzio, e vedendo i loro occhi brillare, anche chi pensa che la preghiera sia inutile, difficilmente ha potuto ritenere che la loro vita fosse sprecata perché chiusa in un monastero.

Alice è una ragazza di Schio che ha portato la bandiera della Pace non solo quella sera, ma per quasi un mese con la sua amica Valentina, passando buona parte delle sue vacanze all’Arsenale pronta ad aiutare in qualsiasi cosa. Ricorda così quella sera:

Marcia silenziosa“La sera del 31 luglio siamo partiti dall'Arsenale per arrivare al Cottolengo dalle suore di clausura. Abbiamo percorso qualche via di Torino in completo silenzio..avevo la pelle d'oca..era un silenzio che, come ci ha detto Ernesto (Olivero, fondatore del Sermig – n.d.r.), parlava..L'emozione che ho avuto appena partiti è stata fortissima..la commozione è durata per tutta la marcia..Eravamo giovani convinti che quel silenzio sarebbe stato ascoltato da chi ci guardava, era un silenzio che penetrava nel profondo del cuore..Una volta arrivati dalle suore del Cottolengo, abbiamo letto alcune lettere di giovani che esprimevano il loro "IO CI STO" a cambiare questo mondo ingiusto..sentire ragazzi, miei coetanei, che come me si sarebbero impegnati a cambiare qualcosa, mi ha caricata di una forza grandissima, perché ancora una volta non ero sola. Non ero sola a voler questo cambiamento, non ero sola a camminare per Torino..non ero sola ad essere stufa del male nel mondo..E questa ribellione del cuore altro non poteva che esprimersi con il silenzio..Al termine della marcia mi ha spaccato il cuore vedere quel luccichio negli occhi di tutti che esprimeva la consapevolezza che quel silenzio sarebbe continuato e ci aveva cambiati. Alice”

Altre volte lungo l’estate abbiamo raggiunto con i giovani Piazza Castello,
la piazza principale di Torino, sempre accompagnati dal silenzio e guidati da Ernesto Olivero, che non si è mai stancato di chiedere a tutti questi ragazzi: scrivetemi 3 parole, “IO CI STO”, e organizzeremo il 3° Appuntamento Mondiale insieme. Ernesto non è il capo, non è il più importante, è semplicemente quello che ci crede più di tutti, ci crede talmente tanto che chi gli sta vicino anche solo qualche minuto rischia di essere contagiato da tanta convinzione.
Quello di Piazza Castello è stato un cerchio che si è allargato una persona alla volta. È stato qualcosa di nuovo e qualcosa di bello. Nuovo, perché questa piazza ha visto mille disordini e proteste, mille concerti e manifestazioni, ma non aveva mai visto tanti giovani tutti insieme che facevano semplicemente silenzio. Bello, come Palazzo Madama e Palazzo Reale, che facevano da cornice ai giovani finalmente protagonisti. Una ragazza, che forse ha capito il segreto di tutto, ha letto la sua testimonianza in piazza, dicendo semplicemente: “BASTA CREDERCI. E IO CI CREDO”.

Marcia silenziosa per TorinoHanno camminato insieme centinaia di giovani infastiditi da una società che li considera la rovina del mondo d’oggi. Dicono di non volerci stare alla droga e a tutto il male che si dice di loro.
Ernesto risponde chiedendo loro di dire con ancora più forza e convinzione: “IO CI STO”. Perché la parola “pace” scritta sulle magliette e sulle bandiere del Sermig significa proprio questo: io mi impegno, io mi prendo la responsabilità, io mi alzo e cammino. Credendoci talmente tanto da sfondare il muro di chi non ci crede.
Tanti giovani quest’estate hanno tirato fuori la loro voglia di cambiare il mondo, accettando di cambiare se stessi. E quelle 3 parole, “niente è impossibile”, diventeranno realtà solo se loro manterranno la promessa che hanno fatto prima di tutto a se stessi dicendo altre 3 parole: “IO CI STO”.e /

Marco Grossetti

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