Vita in equilibrio

Pubblicato il 11-12-2021

di Mauro Tabasso

Nella vita bisogna sempre avere un piano; noi italiani certo non brilliamo in questa materia, nella quale eccellono per esempio i tedeschi, gli svizzeri o gli austriaci, gente che non va nemmeno di corpo senza avere un piano. Per contro noi sappiamo essere più geniali, creativi, originali, fantasiosi, sensibili e generosi. Se avessimo anche la disciplina e la capacità di pianificare l'universo sarebbe nostro, e non sarebbe giusto, noi avremmo tutto e gli altri niente. E al mondo c'è chi ha poco, davvero poco. Perciò il mio piano e quello del Laboratorio del Suono è sempre stato quello di condividere.

La settimana scorsa abbiamo avuto la possibilità di condividere qualcosa di davvero singolare: un piano, per l'appunto, un nostro piano, che (con un po' di fantasia) diventerà un piano per l'Africa, un piano per la pace. Gli amici di Okapia Onlus (molto attivi da anni in Rwanda) e Pietro Morello, giovanissimo ambasciatore della città di Torino e nostro amico di recente data, si sono inventati una bellissima e singolare iniziativa, di cui, quando ce ne hanno parlato, ci siamo subito innamorati. Sognavano di trasportare un pianoforte in Rwanda, caricarlo su un pick-up, e fargli fare un tour tra i villaggi più sperduti, dove Pietro si sarebbe esibito suonando, per poi mostrare, far provare lo strumento a tutti i bambini e meno bambini che ne avrebbero fatto richiesta. Il problema era reperire lo strumento, e questo ha dato a noi la possibilità di condividere appunto un piano, inteso come pianoforte.

Quando ci hanno parlato di questa iniziativa ho risposto d'istinto, senza pensarci, di pancia (uno dei miei tessuti più sviluppati, perché io penso molto e prendo molte decisioni, che vi credete?): lo strumento lo avremmo procurato noi, non c'erano problemi, almeno così speravo. Subito dopo ho telefonato al nostro spacciatore di pianoforti di fiducia (Cesare Gastaldi) e gli ho spiegato la cosa, pregandolo di aiutarmi a trovare lo strumento giusto, che doveva non costare nulla, essere robusto, non troppo pesante, spostabile a mano da 4-6 persone, quindi compatto, affidabile e possibilmente doveva suonare anche bene. Sembrava chiedere troppo, ma lo strumento è saltato fuori. Un bello strumento. Pareva perfino un peccato immolarlo in una missione del genere, senza ritorno, ma a me pareva giusto così. Forse i bambini che vedranno questo pianoforte non avranno occasione di vederne e sentirne un altro in tutta la loro vita, quindi era molto meglio mandare uno strumento degno piuttosto che una "lattina" (come si dice in gergo) usa e getta. Disfarsi delle cose che non ci servono è un modo troppo comodo, un modo egoistico di fare il bene. Condividere non significa privarci del superfluo, ma rendere partecipi gli altri del nostro capitale, non degli interessi.

Così ieri mattina abbiamo visto partire con gioia il pianoforte, a cui ci eravamo già affezionati. Una ditta specializzata è venuta a caricarlo, e dopo un'accurata operazione di packaging prenderà il largo su un mercantile alla volta dell'Africa. Là troverà i nostri amici e il pick-up sul quale inizierà il suo viaggio (di circa trenta giorni) senza biglietto di ritorno. Si pensa infatti di farlo personalizzare e dipingere dai bambini di ogni villaggio per poi posizionarlo in modo definitivo dove sarà possibile, a ricordo di tutte le persone che lo avranno ascoltato e suonato, idealmente unite da questo filo sottilissimo e vago che è la musica, che idealmente unisce a loro anche noi e tutti i nostri giovani allievi a nome dei quali abbiamo non donato ma condiviso il pianoforte. Sarebbe davvero bello che ognuno di noi potesse condividere questo piano.


Mauro Tabasso
NP agosto / settembre 2021 

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