Non stare zitti
Pubblicato il 20-04-2025
Nel suo saggio Stai zitta, Michela Murgia afferma che «di tutte le cose che possiamo fare nel mondo come donne, parlare e farlo in modo problematico è ancora considerata la più sovversiva. Una donna che parla in un contraddittorio provoca».
Alla fine del primo atto della Carmen di Bizet, il brigadiere Don Josè, stordito dalla personalità prorompente di Carmen, così spavalda e indifferente all’autorità, intima alla protagonista di tacere: «Taci! T’avevo detto di non parlarmi». Lei non si lascia certo intimorire e risponde: «Non ti parlo, canto per me sola... e penso! Non è vietato pensare!». Quando lei pronuncia queste parole in orchestra sentiamo solo gli archi, che vibrano con un tono caldo e sensuale, quasi volessero mitigare la collera di Don Josè, impotente dinanzi alla forza di Carmen, che rivendica la sua libertà di pensiero. Il tema musicale associato alla protagonista fa la sua comparsa sin dall’ouverture: sono poche note, suonate dai violoncelli, che si ripetono inesorabili come il destino di morte che la attende. Questo tema ritornerà nel corso dell’intera opera, a significare che per una donna come Carmen, che sceglie di sfidare le regole sociali, rifiutando ruoli eteroimposti, il solo spazio possibile per agire sino in fondo la propria libertà è la tomba.
È il primo caso, all’interno di un’opera lirica, di femminicidio, termine che indica non solo che una donna è stata uccisa, ma perché: per aver violato le regole di un sistema che la vuole sottomessa all’uomo, ridotta a oggetto di proprietà. Sottrarsi a questa logica di possesso può essere ancora oggi molto rischioso, come testimoniano gli oltre cento femminicidi che avvengono ogni anno in Italia. La morte della protagonista nasce infatti dal rifiuto dell’abbandono da parte di Don Josè. Nella famosissima Habanera, una canzone popolare di origine cubana, dal ritmo lento e dal carattere ipnotico, Carmen risplende in tutto il suo anticonformismo di donna libera dalle convenzioni: «L’amore è un uccello ribelle che nessuno può addomesticare, invano lo si chiama se gli va di rifiutare».
Come sottolinea il musicologo e musicista Giovanni Bietti, il prevalere nell’opera dell’elemento popolare rispetto all’elemento lirico rispecchia il prevalere della personalità di Carmen su quella convenzionale di Don Josè. Leggendo le parole scritte da Michela Murgia emerge ancor più prorompente la modernità di quest’opera: «Volere è potere, dice il proverbio. Ma alle donne si lascia credere che il loro potere sia quello di essere volute. È un inganno: desiderare ti rende soggetto attivo e ti educa a scegliere, invece che a essere scelta». È proprio quello che fa Carmen, che rivendica il suo diritto a scegliere liberamente chi amare, ricordando a tutti noi che in amore non ci può essere possesso, perché l’amore è un piccolo zingaro che non conosce legge.
Carmen non è un’eroina ma una donna che vive addirittura ai margini della società, una sigaraia priva di istruzione ma lucida e intelligente, capace di ragionare e soprattutto di lottare, uccisa alla fine proprio dall’uomo che diceva di amarla.
Mauro Tabasso
con Valentina Giaresti
NP gennaio 2025