I pregi della trave

Pubblicato il 17-08-2021

di Mauro Tabasso

Quando ero piccolo, in una viuzza del paese dove vivevo, era posta una lunga e grossa trave di legno appog­giata su due massicci ceppi. Questo grezzo manufatto appoggiato a un muro e all’ombra dello stesso, fungeva da panchina per i vecchi e le vecchie del paese che d’estate passavano ore, seduti lì sopra a prendere il fresco e a sparlare dei compaesani, tagliando dei gran bei colletti, snocciolando ricchi e gustosi pettegolezzi che si ingrandiva­no man mano che passavano di voce in voce. Noi ragazzini la chiamavamo Radio Trave, la voce della trave, che meglio di qualunque altro media al­lora sulla piazza diffondeva la notizia del giorno (la breaking news, termine esotico che riempie decisamente più la bocca).

La trave era un social media ante litteram, un luogo dove potevi farti i fatti degli altri ma anche (se lo volevi) mettere in piazza i tuoi e condividerli con il resto dei convenuti. Potevi star certo che in breve tempo le tue con­fessioni si sarebbero diffuse in tutto il circondario. Su per giù il lavoro che oggi fanno Facebook, Instagram, TikTok e tutta la pletora dei social; non fraintendetemi, non c’è giudi­zio in quello che affermo; faccio uso anche io di questi mezzi, pur essendo per mia natura piuttosto incline alla riservatezza. Semplicemente ricono­sco a quella trave una sorta di copyri­ght intellettuale, tutto qui. I miei vecchi già “postavano” di tutto su quel pezzo di legno, e ora raccoglievano dei “like”, ora delle critiche, proprio come succede oggi, solo che i tempi sono andati un po’ oltre. Il grosso se­milavorato ligneo era lungo sei metri o giù di lì, quindi, tra chi era seduto, in piedi o a giocare a bocce nella stradina in cui era posto, il pubblico non poteva superare un certo numero di persone. Oggi i social non mettono limite al numero, e i personaggi con una cospicua quantità di followers (seguaci, estimatori, fan) possono diventare “influencer”, persone che con il loro comportamento, il loro esempio, la loro ironia e i loro consigli hanno la possibilità di influenzare il giudizio e il discernimento di vere e proprie masse (che li seguono, Dio solo sa perché…).

La televisione, dal canto suo, sta cercando di sfruttare al meglio i nuovi canali mediatici, affidandosi al vecchio adagio attribuito a Giulio Cesare «se non puoi batterli, unisciti a loro». È così che molti volti “nuovi” della musica (alcuni presenti anche al recente Festival di Sanremo) sono passati dai social alla televisione, ed è così che si fanno i casting di molti programmi (Sanremo in primis), pro­prio sulla base del “seguito” che ogni artista può portare “in dote” all’au­dience. Se hai una claque importante puoi chiedere e in molti casi ottenere un posto nel programma, nel festival, ma anche nella lista del partito o della giunta, e così via.

La musica, la preparazione, la com­petenza, il talento c’entrano molto relativamente (anche se procurarsi dei followers non è certo facile). Su tutto questo la trave aveva un grandissi­mo pregio. Con il tempo smasche­rava sempre i falsi, i millantatori, gli incapaci, gli arroganti, mentre gli attuali media spesso ne fanno i loro anchor-man (o woman). È la libertà di cui godiamo, ma non dimentichia­mo che la prossima forma di dittatura potrebbe essere la persuasione. La trave non aveva tutto questo potere.

 

Mauro Tabasso
NP aprile 2021

 

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