Tumìn e tajarìn

Pubblicato il 25-09-2022

di Mauro Tabasso

Come una nota band cittadina ha cantato, Turìn (il nome della mia città in lingua piemontese) fa rima con tumìn (tomino), tajarìn (tagliolini), bicerìn (tipico liquore torinese), ciculatìn (cioccolatino) e oggi fa rima anche con Maneskin, la band romana che un anno fa ha vinto l’ Eurovision Song Contest (una specie di Champions League canora) portando di diritto l’edizione del concorso di quest’anno in Italia, a Torino, per l’appunto.

Mentre scrivo, in città fervono i preparativi per questo evento che inizierà tra poche settimane e non vedrà partecipare la Russia (dove il contest è stra-popolare), esclusa dalla manifestazione. I Maneskin hanno riportato in auge un rock duro, semplice e robusto, condito da tanta scena in verità, ma tutto sommato genuino, come si confà a un popolo come il nostro capace di fare non proprio tutto, ma molto in casa.

La tradizione rockettara nazionale è assai diffusa e a denominazione d’origine controllata. Pensate vi stia prendendo in giro? Noooo. Quando note e storiche band anglosassoni introducevano al mondo l’hard rock (una forma particolarmente energica e aggressiva di rock, pensate ai Who, Led Zeppelin, The Kinks o ai Deep Purple) in Italia già si suonava la stessa musica, e da anni! In Sardegna, per esempio era diffuso il Sard Rock, in Valle d’Aosta il Bard Rock, a Napoli il Petard Rock, a Parma il Lard Rock, a Milano, in Via Montenapoleone, il Fard Rock… Tutta roba genuina.

Ma a prescindere dalla sua provenienza, questa musica ha sempre esercitato un grandissimo fascino, con i suoi suoni ruvidi, la batteria quasi “picchiata”, il basso fortissimo, la chitarra elettrica molto enfatizzata e la voce corposamente “ringhiante”. Una musica certo non rilassante, ma che libera davvero tanta energia in chi suona e in chi ascolta. Forse per questo l’ho sempre amata, anche se l’energia in sé non è né buona né cattiva, poiché è compito nostro dirigerla in un senso o in un altro. È l’uso personale che ne facciamo che la rende costruttiva o distruttiva.

Il rock per me è sempre stato l’espressione musicale per eccellenza dell’ancestrale dualismo che governa l’uomo e la sua esistenza: suono o silenzio, movimento o quiete, luce o buio, bene o male, azione o riflessione, apparenza o sostanza, verità o menzogna, tajarìn o brodino (o peggio digiuno)?
In ogni momento siamo chiamati a incanalare la nostra energia in una direzione o in un’altra, in un eterno tempo di scelta che è la nostra faticosa e avventurosa vita, alla ricerca di uno sfuggente equilibrio e di una chimera che si chiama felicità.
L’uomo non è né buono né cattivo, sono le sue azioni a qualificarlo così o cosà. Musicalmente parlando, nulla mi ricorda questa verità meglio del rock.
Abbiamo bisogno di tanta energia se vogliamo vincere l’onda alta del nulla che ci vuole inghiottire, e ognuno di noi la deve attingere da dove può, ognuno dal rock che si è scelto.

Spero che la mia città sappia trarre il massimo del beneficio dalla musica che sta per accogliere, e non parlo solo di visibilità, alberghi o ristoranti pieni, ma di visione, lungimiranza, sogni, aspirazioni, bellezza, bontà, non solo quella dei tajarìn fatti in casa.


Mauro Tabasso
NP maggio 2022

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