La musica che ci aspetta

Pubblicato il 29-09-2021

di Mauro Tabasso

Quando chiediamo: «come stai?» a qualcuno che sta bene, capita di sentirsi rispondere: «Sto da papa», inteso «Sto bene come un papa». È curioso. Nessuno risponde mai: «Sto da presidente», da ministro o sottosegretario, quasi a sottintendere che queste categorie, almeno sulla carta, se la passano peggio di un pontefice, e ciò non depone a favore del clero, categoria sicuramente con i suoi bei grattacapi. Immagino che in questo momento nemmeno il papa stia da papa, figurati noi comuni mortali.

Un anno fa suonavamo sui balconi e ci raccontavamo «Andrà tutto bene», mentre oggi quelle scritte sono scomparse, anche dai cuori. Evidentemente non ci crediamo più. Quindi mi domando in cosa crediamo, sempre che crediamo in qualcosa o in qualcuno.
Ho amici atei che spesso mi hanno domandato come faccio a credere in un'entità superiore (Babbo Natale o la Fatina dei Denti, per esempio). Ho sempre risposto prendendo a prestito un fantastico dialogo tratto dal film (natalizio) "Santa Claus": «Vedere non è credere; credere è vedere». Avete mai visto un milione di euro? Nemmeno io, ma questo non significa che non esista. Molte altre cose non vedrò mai, eppure credo alla loro esistenza. Mi fido di ciò che voglio credere o delle testimonianze di chi dice di averle viste, e può confermare (in modo più o meno scientifico) la loro esistenza.

I batteri, i virus, per esempio, gli elettroni, i fotoni, i legami tra le persone, l'inconscio e il subconscio, la diversificazione delle cellule neuronali… Sono incalcolabili le cose che non vedrò e non saprò mai con assoluta certezza, ma la vita mi insegna che molte di loro esistono e operano dentro e fuori di me. Anche io opero dentro e fuori di me; più dentro che fuori. Penso che la mia vita sia per il 10 per cento (forse meno) ciò che mi accade, e per il 90 per cento la mia reazione all'accaduto.

Ma se il 90 per cento dipende da me, allora io dovrei essere un vero capolavoro, una stella, un faro che illumina oltre la mia, la via di moltissime altre persone. Magari non posso stare proprio da papa, ma posso cominciare a stare da sottosegretario, solo reagendo in modo diverso. Certi giorni mi basterebbe stare da musicista, categoria comunemente creduta allegra. Quante volte mi hanno detto: «Ma tanto tu suoni, che te ne frega?». Suono, quindi dovrei fregarmene del mondo per vivere giulivo h/24? È questo che pensa la gente di me (oltre che del papa)?
Chiedetelo a Luigi Tenco come stava, o a Mozart, o a Whitney Houston… Le credenze non contano, conta solo ciò che io credo di me. La musica forse può aiutarmi a star meglio, soprattutto la musica che scelgo e ascolto per il gusto di parlare al mio animo e dirgli qualcosa di intelligente, fargli dono di una bella emozione. Non so se papa o presidente stanno tanto meglio di me.

Da grande potere derivano grandi responsabilità. Il nostro odio o i nostri sfoghi verso queste cariche spesso celano la rabbia inconfessata verso noi stessi e verso la nostra incapacità di prendere in mano la nostra vita per farla diventare quel capo d'opera che vorrebbe essere. Diamo la colpa agli altri se non riusciamo a realizzarci, così se non "andrà tutto bene" ce ne caveremo fuori elegantemente facendo la figura dei saggi che te l'avevano detto. Il primo passo verso la nostra realizzazione è riconoscerci unici responsabili di noi stessi, delle nostre azioni e soprattutto delle nostre omissioni. C'è una sinfonia che aspetta ognuno di noi, ma reclama disciplina, determinazione, perseveranza e fede.
Esiste anche se non la vediamo ancora. Credere è vedere.


Mauro Tabasso
NP maggio 2021

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