Dio ama il barbecue

Pubblicato il 25-02-2021

di Mauro Tabasso

Ci sono libri che ho letto più volte, tanto li ho trovati interessanti. Uno di questi è la Bibbia, che mi sono sciroppato integralmente notando ad ogni lettura nuove sfumature che in precedenza mi erano sfuggite. Nell’ultimo giro per esempio ho intuito che Dio ama il barbecue. Rileggendo il libro del Levitico, al settimo capretto consumato dal fuoco, «profumo gradito al Signore», ciò appare evidente. Un altro aspetto (che non sono certo il primo a notare) è che gli Efesini con tutte le lettere che ha scritto loro san Paolo, non si sono mai degnati di rispondere.

Nemmeno un bigliettino a Natale. Ma chi erano questi Efesini? Certamente gente di poche parole. E allora mi sono chiesto: ma io di quante parole sono? Rispondo a chi mi scrive? In effetti sì, io rispondo a tutti, almeno ci provo, ma non tutti ricambiano la mia cortesia. In certi casi potrei essere più fortunato con gli Efesini, o i Corinzi (altri signori che non si sono mai degnati). Ma in fondo rispetto la gente di poche parole, che almeno non ti fa perdere tempo in chiacchiere inutili. Quindi la domanda diventa un’altra: trovo il tempo e la volontà di rispondere alla vita? Reagisco ai segni dei tempi o faccio finta di niente? E se non rispondo alla vita, a chi dovrei rispondere? Sono sempre stato convinto che questa pandemia non è una lettera, ma una raccomandata.

Non abbiamo risposto prima, quindi l’universo vuole essere sicuro che il messaggio sia arrivato. Ma è arrivato veramente? Stiamo cogliendo l’occasione che la storia ci ha notificato o stiamo smarrendo la corrispondenza? Scusa, san Paolo, ma le Poste hanno smarrito la tua lettera, o la mia... Se non cogliamo l’occasione per imparare e rispondere ai segnali, probabilmente dopo questa raccomandata ne seguirà un’altra, che invece di Corona si chiamerà Uragano Attila, Virus Apecheronza, Tsunami Acquaalta, o chissà che altro nome spaventoso e apocalittico ci inventeremo. Dobbiamo rispondere sollecitamente, questa è la lezione.

La Terra, il clima, l’universo, il tutto, il nulla e che altro non sono pazienti come san Paolo, che essendo appunto un santo era dotato di pazienza proverbiale... No, quelle sono entità a cui va giù la catena facilmente, e quando si arrabbiano poi sì che li senti. E la musica, sta rispondendo? L’arte sta rispondendo? Stanno facendo il loro lavoro e cioè elevare lo spirito dell’uomo? Io ho l’impressione che lavorino coltivando l’orto del proprio interesse personale, come tutti gli atri comparti del mercato. L’obiettivo del musicista è stato (prima) quello di venderti un disco, (ora) quello di fartelo ascoltare in streaming e incamerare visualizzazioni monetizzabili, poi portarti ai suoi concerti (quando si facevano), farti partecipare ai suoi eventi, alle sue dirette, venderti i prodotti del suo merchandising e così via.

Tutte cose più che lecite. Ma nel suo lavoro chi mette al primo posto? E io come investo tutte le emozioni che mi fa provare? Le trasformo o le disperdo? Come gli Efesini, io non ho risposte, ma le cerco. La vita, come san Paolo, continua a scrivermi senza sosta e senza stancarsi. Per cambiarla devo solo imparare a rispondere, possibilmente un po’ alla svelta.


Mauro Tabasso
NP dicembre 2020

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