Vita in equilibrio

Pubblicato il 08-04-2021

di Mauro Tabasso

Questa mattina mi sono svegliato rintronato come una campana rotta. Ma dopo tutto è lunedì, e il lunedì è un gran brutto risveglio per tanta gente.
Non si sa bene perché; forse perché non si ha voglia di andare a lavorare e ciò deprime, oppure perché il week end a casa, in famiglia (o soli) è stato molto più deprimente di una settimana di lavoro. Insomma non siamo mai contenti. Comunque anche io che adoro sia il mio lavoro che la mia famiglia, stamattina, appena sveglio, non sono per niente vispo. E siccome mi dico sempre (citando Monica Vitti) che «il mondo non è di chi si alza presto, ma di chi è felice di alzarsi», mi dico che starò meglio dopo una doccia calda. E dopo la doccia mi dico che starò meglio dopo una tazza di caffè. Solo dopo il secondo inconcludente caffè mi chiedo «Ma di cosa ho bisogno per stare bene oggi?». Ah, ecco il domandone da un milione di euro da quiz preserale. Cosa ci serve per stare bene? Tornare alla normalità magari? Quella che il Covid e la compilation di tutti i DPCM rossi, gialli e arancione ci hanno tolto? Eh già, perché prima del Covid andava tutto bene e non ci lamentavamo mai, vero?

Ma per piacere... Quando ci si lamenta tendenzialmente non si è felici. Non sarà che abbiamo sempre cercato la felicità nel posto sbagliato? O con le persone sbagliate? E cercando una cosa nel posto sbagliato o con le persone sbagliate difficilmente la troveremo. Sarebbe come chiedere a un astemio di indicarti un’enoteca... Ma no, la felicità noi vogliamo trovarla proprio lì, dove vogliamo che sia, perché deve conformarsi alla nostra volontà, al nostro ideale, alle nostre aspettative. Vogliamo che risponda ai nostri canoni, per lo meno a quelli che ci proiettiamo davanti. Vogliamo essere amati a modo nostro, non come ci amano gli altri (cioè a modo loro). E con queste premesse la probabilità di essere felici è pressappoco quella di raccogliere un porcino nel deserto. Siamo all’inizio del nuovo anno, e le festività che abbiamo appena trascorso in un modo così surreale per noi del “primo mondo” potrebbero (e dovrebbero) anche averci portati a riflettere sui nostri valori più alti, e non sto parlando di colesterolo, glicemia e trigliceridi... Io mi sento felice quando riesco a trovare un punto di equilibrio tra tutti gli ambiti più importanti della mia vita. Mi servono soldi, ma potrei non avere qualcuno con cui dividerli, per cui spenderli.

Oppure potrei avere soldi e affetti, ma non la salute, quindi non me li godrei lo stesso. Oppure potrei avere affetti e salute ma non il necessario per sostentarmi, potrei essere senza lavoro, per esempio. Per me la felicità è l’eterna ricerca dell’equilibrio chimico tra tutte queste componenti. Mi servono tutte in egual misura, ognuna di loro è necessaria, e aggiungo che mi serve anche del tempo e dell’energia da dedicare alla mia crescita spirituale, al mio cammino interiore. La felicità sta nella mia capacità di trovare questo equilibrio.
Lo dico da anni, l’equilibrio è il bene più prezioso di tutti, quando lo perdiamo, letteralmente, vacilliamo. Anche la musica è fatta così, è per questo che la amo. Mi parla continuamente della vita e del mondo che vorrei, con i suoi giochi così semplici (ma non facili) di equilibri tra tutte le sue componenti (melodia, ritmo, suono e silenzio...). Che storia meravigliosa abbiamo davanti a noi ad aspettarci. Quindi dopo il secondo caffè e tutte queste elucubrazioni nel mezzo... le corro incontro e via!


Mauro Tabasso
NP gennaio 2021

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