Una dimora per Maria - editoriale ottobre

Pubblicato il 22-10-2019

di Ernesto Olivero

Una a Efeso, dove la Madre di Dio è vissuta e volata in cielo. Una a Loreto, dove la sua umile casa è stata trasportata sulle ali degli angeli.
Il nostro vescovo Cesare Nosiglia ha dato ora anche all’Arsenale della Pace il nome “Casa di Maria”: una grande emozione, un grande dono e un’immensa responsabilità …

Sabato 21 settembre l’Arsenale della pace è diventato “Casa di Maria”. Per noi è stata una carezza del Signore: diventare “Casa di Maria” significa rendere visibile uno stile, la maternità di un luogo che accoglie, ascolta, accompagna. Per noi ha anche un significato in più. Rende viva la memoria di quando eravamo un piccolo gruppo di ragazzi con grandi ideali. Muovevamo i primi passi come Sermig e sentivamo vicinissima la Madonna. Prima ancora dell’Arsenale della Pace la nostra storia si è intrecciata con la presenza di Maria. Penso, negli anni settanta, ai primi incontri con Giorgio La Pira e papa Paolo VI, al discernimento che suscitarono. Nei ruderi del vecchio arsenale militare di Torino vedevamo la possibilità di vivere concretamente la profezia di Isaia, quella di un tempo in cui le armi non sarebbero state più costruite e trasformate in strumenti di lavoro. Quel sogno ci superava, era davvero più grande di noi.

Non era affatto semplice riuscire ad avere in comodato quell’area della città. Mi piace dire che lo “occupammo” spiritualmente con Maria. Per diversi anni, ogni sera ci trovavamo davanti ai cancelli a pregare il rosario oppure al santuario della Consolata per chiedere di averlo. L’arsenale arrivò e attirò un mare di gente pronta a mettersi in gioco per trasformarlo. La Madonna aveva ascoltato le nostre preghiere. Da allora ogni giorno è stato un miracolo di provvidenza.

Qui, Casa di Maria, ogni persona può desiderare un cuore materno per trasmetterlo al mondo.
Qui le differenze possono diventare ricchezza e la ricchezza, condivisione.
Qui gli ultimi possono trovare la casa dove essere i primi, i più amati.
Qui nessuno sarà mai sottomesso.
Qui ognuno è valorizzato, accompagnato nella fatica di crescere.
Qui tutti coloro che hanno conosciuto il male, anche nelle sue peggiori forme, possono cambiare.
Qui la vendetta può diventare desiderio di perdono e a volte, per grazia, autentico perdono.
Qui ogni peccato conosce la riconciliazione e la riconciliazione fa nascere dentro la nostalgia dell’infinito da amare.
Qui anche l’impossibile può trovare accoglienza.
Qui la fame di cibo può diventare fame di Dio.
Qui il silenzio fa incontrare chi crede e chi non crede.
Qui custodiamo l’attesa di Gesù, il desiderio di lui, consapevoli del compito che ci ha affidato: fare come lui. Lo sappiamo bene perché lo viviamo ogni giorno: qui l’altro sono io.
Qui il tempo è donarsi 24 ore su 24.
Qui vive chi custodisce nell’intimo e ripete ogni istante l’Eccomi di Maria.
Sì, qui Maria può trovarsi bene, sì, Maria può stare bene, tra noi.
Sì, qui Maria può trovare casa.
Qui, a casa nostra: Casa di Maria.

Solo camminando scopriremo il significato concreto di questa nuova tappa della nostra storia. Di certo, dobbiamo fare in modo che chiunque venga all’Arsenale si senta accolto nel profondo. Il grande desiderio della Madonna è portare gli uomini e le donne a Gesù. Senza esaltazione e con una grande umiltà, vorremmo dare il nostro contributo. Spero con tutto il cuore che l’Arsenale continui ad essere un luogo di preghiera e di vita attiva nella città, una porta sempre aperta 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Credo che le parole chiave della nuova Casa di Maria siano queste: silenzio e preghiera, umiltà e trasparenza, accoglienza di chi vuole cambiare vita, fatti concreti.

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