Il monastero più antico

Pubblicato il 10-08-2021

di Redazione Sermig

Il sito di Qasr-El-Agouz, Oasi di Bahariya, nel deserto egiziano, è stato al centro di tre campa­gne di scavo, a partire dal 2013. Le indagini hanno rivelato sei edifici, due dei quali sono stati scavati interamente, costruiti con blocchi di basal­to tenuti insieme con malta o mattoni di argilla cruda.

L’edificio più antico e nucleo dell’insediamento pare essere quello denominato GQA1, risalente alla prima metà del IV sec. d.C. Comprende una chiesa scavata nella collina rocciosa, due stanze da letto alle quali ne sono state aggiunte altre in una seconda fase di occupazione del sito, un refettorio e una cucina.

L’edificio GQA2, in corso di scavo, si è rivelato essere il mo­nastero più antico d’Egitto, con una organizzazione a metà stra­da tra eremitica e cenobitica. Si trova infatti in una posizione isolata, lontano da insediamenti noti appartenenti allo stesso periodo, ma la distribuzione degli edifici rivela la presenza di una comunità monastica.

Il complesso GQA2 è forma­to infatti da alcune camere da letto, un magazzino e una cucina. In una seconda fase di occupazione, risalente al V-VI sec, è stata aggiunta una stalla. Qui sono stati trovati resti di piante, semi ed escrementi animali. Infine al VI-VII sec. appartengono un magazzino e una cucina.

Recentemente gli archeologi hanno rinvenuto in questo complesso alcune prove della vita religiosa che si svolgeva nel sito. Sulle pareti intonacate con l’argilla sono emerse scritte realizzate con inchiostro giallo relative a versetti della bibbia in greco. Inoltre sono emersi ostraka con scritte in greco.

Questi ritrovamenti, che si vanno ad aggiungere ad altri già analizzati come frammenti di vasi in vetro e in argilla, ri­velano i rapporti del monastero con l’ambiente bizantino.

Nel complesso, il sito di Qasr- El-Agouz, situato sulla via di accesso alla Valle del Nilo, si inserisce nel quadro della prima diffusione del cristiane­simo in questa regione. Come altri ritrovamenti recenti, anche questo complesso monastico presenta locali per la produ­zione e il consumo di vino e evidenze di allevamento soprat­tutto caprino.

In ogni caso, la continuazione degli scavi nei prossimi anni ci potrà riservare altre sorprese.

NP Aprile 2021
Agnese Picco

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