Una corsa tra i punti di pace

Pubblicato il 23-10-2021

di Chiara Vitali

«L'unica cosa che conta è la persona e il suo bene, la sua vita». Don Marco Casale è il responsabile della Caritas di Varese, punto di accoglienza in città per chi si trova in una situazione di fragilità. Chi varca le sue soglie trova un piccolo supermercato, dove la spesa si fa con una tessera punti, un grande guardaroba, un dispensario farmaceutico. Durante la giornata si alternano i volontari: il desiderio è far «trovare qualcuno che ti conosce, ti saluta, ti chiama per nome». La corsa rosa per il Sermig è stata anche l'occasione di un viaggio tra tante realtà di bene del nostro Paese.

Che coinvolgono piccoli e grandi, in una catena di speranza senza età.
Una di queste è Varese in maglia, che dal 2014 coinvolge donne che producono a mano sciarpe e coperte.
Poi le vendono, e il ricavato va in beneficienza, o le donano. «Questo gruppo è la dimostrazione che se vuoi fare del bene lo puoi fare anche senza avere un soldo» racconta Antonia Calabrese, la fondatrice. La lana per i lavori c'è sempre: viene loro donata.
Fare attività pratica è un modo per stare insieme: «Ci si sente meno soli, si portano gli uni i pesi degli altri» testimonia una volontaria.

A Piacenza opera l'associazione As.so.fa. Carlo è uno dei volontari più giovani: «Lavoriamo per l'inclusione di ragazzi - una settantina - con disabilità, perché possano andare a scuola e svolgere le attività che per tutti noi sono quotidiane, praticare lo sport, lavorare la ceramica, fare tanti lavoretti manuali». E Giacomo: «Ho conosciuto As.so.fa. con gli scout e ora sono volontario da tanti anni». L'obiettivo è che le diversità siano una ricchezza per tutta la comunità.


Chiara Vitali
NP Focus 
giugno / luglio 2021

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