Shakatak, Don Henley, Lyle Lovett

Pubblicato il 09-04-2021

di Gianni Giletti

Shakatak – Invitations

Easy listening della più bell’acqua, un modo carino per dire “musica da ascensore”. Epperò ha il suo perché. Funkinello leggero, no cantante, meglio un coretto che non lascia vuota la parte del vocalist, fa fine e non impegna. Mi fa ridere il pianista che suona con una mano e con l’altra ci dà con il flauto. Sono canzoni che possono andare avanti due ore e ti fanno compagnia comunque. E in più si balla. Elegante.


Don Henley – For my wedding

Ai matrimoni, ho ascoltato e suonato di tutto. Dall’Ave Maria a Eric Clapton, da Whitney Houston agli America, dalla musica dodecafonica a Aria sulla Quarta Corda, perfino Celentano, gli Yes… Ma un brano così non l’ho mai sentito, purtroppo. Don Henley – cantante/batterista degli Eagles – qui si supera facendo una sintesi estrema del concetto di “romantico”, utilizzando solo la sua meravigliosa voce, una chitarra, qualche arco e una steel molto nascosta. Il risultato è sconcertante nella sua bellezza e intenso persino nel testo. Consigliato a chi si sposa. Romantic.


Lyle Lovett – Nobody knows me

Brano notturno, ballata spezzacore, suoni minimali, archi che ammaliano – soprattutto il violoncello – voce espressiva, iterativa. Un brano tratto dal capitolo “Come fare una canzone che ti lascia senza fiato con tre accordi e dicendo sempre le stesse cose”. Beh, la voce di Lyle Lovett è una di quelle cose per cui merita avere le orecchie però qui è l’espressione che lui riesce a dare al brano, dolente e struggente, che fa la differenza.

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