Ripetenti

Pubblicato il 16-07-2021

di Flaminia Morandi

Per imparare, bisogna ripetere. Fare e rifare le stesse cose. Del resto, ogni funzione vitale è ripetizione, mangiare, dormire, eccetto il morire.
Dovrebbe suggerirci qualcosa. Invece no. Noi, a ripetere, ci annoiamo. Ci interessa consumare una cosa, poi basta, passare ad altro. E così non capiamo niente del segreto profondo di ogni cosa, di ogni gesto. Non capiamo il suo mistero, il suo messaggio.
Molti non lo capiranno mai. La ripetizione è alla base di ogni lavoro. Si ripete in cucina, in letteratura (nulla dies sine linea), in pittura. Cennino Cennini, che nel '400 ha scritto un trattato sull'arte che rispecchia la vita delle botteghe toscane del suo tempo, scrive che per fare un pittore ci vogliono anni di ripetizione: da piccino studiare per un anno il disegno; per sei anni stare a bottega con un maestro, tritare i colori, cuocere le colle, applicare il gesso sulle tavole; per altri sei anni imparare a colorare «sempre disegnando, non abbandonando mai né in dì di festa, né in dì di lavorare». E se il maestro trova un errore… un urlo di rabbia, ed ecco svanito il lavoro di settimane.

Si torna a rifare. A ripetere. Così Raffaello è diventato Raffaello, così Michelangelo è diventato Michelangelo. Ripetendo, diventavano pittori rispettabili anche quelli che non avevano il loro straordinario talento. Abituatevi alla pratica!, diceva santa Teresina alle sue consorelle: lo so, non riuscite neppure a fissare il pensiero su qualcosa che già vi siete distratte. Anche io per anni ho sofferto lo stesso tormento… Ma si può. Meditate su una cosa per volta. Meditate sulla passione? Guardate il Signore legato alla colonna. Guardatelo e basta.
Non ce la fate in un anno? Ci vorranno molti anni? Non c'è un tempo speso meglio: restate nella pratica. Ripetete. Sant'Ignazio di Loyola ha basato sulla ripetizione i suoi Esercizi Spirituali che hanno rifondato la Chiesa in Europa dopo la ferita luterana: la terza e la quarta meditazione sono sempre una ripetizione della prima e della seconda e la quinta è una ripresa di tutte le altre, ma più affettiva. Perché l'amore, lo Spirito che anima ogni parola della Scrittura lo si scopre solo ripetendo, e ripetendo nonostante l'aridità, il disgusto, la noia, a volte il non senso che ci prende.
Ripetendo, il cuore cede, si apre un poco, un pò di luce entra. E poi, chissà…

Osserva padre Silvano Fausti, grande trasmettitore della fede, che ci sono degli episodi nel Vangelo che vengono ripetuti nello stesso Vangelo. La moltiplicazione dei pani. È così difficile capire che se stiamo in un deserto (come stiamo) e abbiamo solo cinque pani per sfamarci, se li condividiamo, ce n'è per tutti.
Lo ascoltano, ma non capiscono. Gesù, paziente, ripete. Ripete il miracolo. Poteva dire: tornate indietro! Chi ha capito viene con me, gli altri facciano i ripetenti.
No: ripete lui. Non ci fa fare i ripetenti.
Ripete lui. La ripetizione è il segno della compassione di Dio. Il segno della sua pazienza.
Ecco, Dio ha pazienza, dice padre Fausti: è l'unico difetto che ha!


Flaminia Morandi
NP marzo 2021

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