Ri-scatti

Pubblicato il 12-03-2023

di Chiara Vitali

Vivi dentro un carcere, magari da anni, e scopri che alcuni fotografi vogliono fare una mostra sulla tua quotidianità e sullo spazio in cui vivi. Non sono loro, però, a scattare le fotografie: danno la macchina fotografica direttamente in mano a te.
È questo il cuore di un progetto che ha avuto luogo in quattro carceri di Milano, dove sessanta detenuti e quaranta agenti penitenziari sono diventati fotografi e hanno raccontato una realtà su cui solitamente è difficile mettere una luce. L’iniziativa è dell’ Associazione Ri-scatti Onlus ed è nata grazie alla collaborazione di educatori e operatori degli istituti penitenziari e di diversi enti della città.
Per mesi, detenuti e agenti hanno preso lezioni di fotografia, hanno imparato a scattare, a regolare la luce, a scegliere le migliori angolazioni. Migliaia e migliaia di scatti, poi 800 di loro sono stati selezionati e allestiti in mostra al Padiglione di Arte contemporanea, uno spazio ben conosciuto in città e aperto al pubblico.

Entrando nella mostra, l’impressione è di avvicinarsi alla vita da un’altra prospettiva. Le immagini raccontano i momenti di svago – gli uomini prendono il sole sull'asfalto, giocano a calcio, leggono davanti a un murale che riproduce la “Creazione di Adamo” di Michelangelo – e di vita quotidiana. Mostrano le sofferenze, la fatica, la mancanza di spazi e di prospettive. «Vorrei andare al mare – scrive su un foglio una detenuta – ma so che dovrò attendere parecchi anni». I fotografi non hanno avuto paura di mostrare gli aspetti più duri: venite e guardate, sembrano dire.
L’obiettivo degli organizzatori era proprio mostrare gli Istituti a tutto tondo. «È stato un percorso mai affrontato prima da nessun altro – hanno raccontato –. Il carcere è un mondo sconosciuto a chi non lo vive, affollato di esseri umani che non possono essere lasciati soli, che devono essere aiutati a salvarsi dalla loro convinzione di non avere più alcuna possibilità di riscatto». Si esce dalla mostra con un piccolo peso sul petto, con la voglia di sapere di più e di agire, con una domanda: cosa accadrebbe se tutti coloro che non hanno voce potessero raccontare il mondo direttamente con i loro occhi?


Chiara Vitali
NP dicembre 2022

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