Psichiatria impossibile

Pubblicato il 21-10-2021

di Fabrizio Floris

La psichiatria in Piemonte rischia di diventare un servizio per soli benestanti. Per rendersene conto basta andare in un qualsiasi Centro di Salute Mentale (CSM) e nell'affollamento generale potrete comprendere che non possono di fatto prendere in carico la vostra situazione. Il personale è sempre più ridotto e lo psichiatra segue già troppi pazienti e non riesce a seguirne altri, gli infermieri sono pochi e gli psicologi altrettanto. L'effetto è secondo la Società italiana di epidemiologia psichiatrica che in Piemonte il tasso di ospedalizzazione con diagnosi psichiatrica in reparti non psichiatrici risulta quasi triplicato rispetto alla media nazionale (+143,9%) e i pronto soccorso sembrano assorbire una notevole proporzione di domanda psichiatrica con un numero di accessi per motivi psichiatrici superiore del 36,2% al dato nazionale.

Tra le tante persone che necessitano di cure c'è Iasmina, 60 anni che da qualche settimana ha preso dimora dentro una vecchia cabina all'inizio di un mercato rionale di Torino.
Come ci sia arrivata è una lunga storia. I servizi sociali sono intervenuti, così come la Circoscrizione, ma Iasmina ha detto «di non aver bisogno di nessun aiuto, né di una visita ambulatoriale». È la sua volontà, ma può esservi una scelta libera quanto si vive in strada?
Rispettare la persona significa lasciarla libera di dormire in strada? Ma è giusto usare la forza verso una persona che «non fa male a nessuno» si chiede la signora Rosanna che tutti i giorni fa la spesa al mercato, forse, prosegue, «fa male alla nostra coscienza, come un fatto che vorremo non vedere e non sapere, ma la povertà è qui, non sono numeri, dobbiamo avvicinarla».

«I problemi – interviene Mario – sono nati nella società e devono tornare nella società, al suo contesto, vuol dire che dobbiamo farcene carico tutti.
Tanto nessuno ha la capacità magica di risolvere all'istante problemi, soprattutto come in questo caso, sono anni che la signora è in difficoltà […] ci vuole fiducia». È così dopo alcuni giorni l'impegno dei servizi sociali, del coordinatore della Circoscrizione, della famiglia ha permesso a Iasmina di tornare a casa.
È un grido di dolore sordo che ogni tanto affiora all'attenzione delle cronache poi sembra scomparire, non si vede, ma la sofferenza continua, per quanto possibile non lasciamoli soli.
Come insegna la vicenda di Iasmina, quando le persone si mettono insieme aprono piccoli spiragli di luce ed è domani.


Fabrizio Floris
NP giugno / luglio 2021

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