Noè, uomo giusto

Pubblicato il 10-05-2022

di Chiara Dal Corso

Fa parte dei tesori artistici dei numerosi monasteri ortodossi del monte Athos, una serie di meravigliosi affreschi attribuiti a uno degli autori bizantini più conosciuti e apprezzati, di notevole bravura e sensibilità artistica, Manuel Panselinos, della scuola macedone.
Davvero rari sono gli iconografi conosciuti per nome, e lui è uno di questi. Dentro la chiesa di Protaton, a Karyes, troviamo un susseguirsi di immagini che raffigurano in modo sorprendente gli episodi e i protagonisti della storia della salvezza. Troviamo scene dell'infanzia di Maria, la natività e l'infanzia di Gesù, diversi episodi del vangelo, tra cui notevolissimi sono le raffigurazioni della passione, dall'ultima cena alla crocifissione composta in modo originale, quindi uno splendido Cristo in trono, e tanto altro. Davvero un modo di lavorare raffinato, nella composizione, nella scelta dei colori, nell'armonia delle proporzioni e delle forme, che possiedono un'eleganza non comune, e allo stesso tempo una dinamicità insolita per il linguaggio iconografico.
Infatti, specialmente negli episodi del vangelo, le figure interagiscono molto tra di loro, con l'espressività dei volti, i gesti e i movimenti “veloci”, la disposizione più libera rispetto alla consueta ieraticità, pur mantenendo la solennità delle situazioni e del significato profondo, eterno e liturgico, che gli episodi rappresentano. Torneremo certamente su queste opere.

Sulle colonne della chiesa, lungo le arcate, e nelle zone più alte delle pareti, troviamo, secondo la tradizione, gli immancabili santi (più conosciuti in questo territorio) e figure dell'antico e del nuovo testamento, che sappiamo essere raffigurati proprio come un'invocazione, un chiamare alla liturgia tutti gli abitanti della Gerusalemme celeste. Oltre agli evangelisti, ai profeti, troviamo anche, cosa particolarmente rara, alcune figure della Genesi, come Noè, Enoc, Melchisedek, Giacobbe… riconoscibili dal nome e dalle caratteristiche con cui sono rappresentati.

Prendiamo un'immagine di Noè, raffigurato come un uomo grande, anziano e saggio, che ha il clavo come lo stesso Gesù, gli apostoli, gli angeli, in quanto anch'egli è un “inviato” di Dio. In mano tiene l'arca, con cui il Signore Dio gli ha chiesto di salvare il genere umano e tutti gli animali dal diluvio universale.
E la sua figura, imponente e dignitosa, seria e vigile, ora molto più grande della stessa arca che si era costruito, sembra davvero rappresentare lo “spessore” di quest'uomo che è stato trovato da Dio uomo “giusto”, unico integro in mezzo a una popolazione corrotta e violenta, che aveva “pervertito la sua condotta” (cfr. Gn capp. 6-9). Un uomo che “cammina con Dio”, anche quando tutti quelli che gli sono intorno vanno nella direzione opposta, che custodisce il silenzio della preghiera (non parla quasi mai) e della relazione con Dio, che parla con lui. Un uomo che “trova grazia” agli occhi di Dio, come si dirà di Maria, la madre di Gesù.

Ma cosa rende Noè così speciale per Dio? Se rileggiamo i capitoli che lo riguardano, notiamo subito che lui, a differenza anche di altri patriarchi, non “discute” con Dio. Non si oppone, non dubita, non sospetta, ma silenzioso, fa quello che il Signore gli chiede. Obbedisce. Dimostra una grandissima fiducia in lui, e risponde alla sua grazia, ai doni che Dio gli fa, con una docilità completa, perché ha capito che quello che Dio gli chiede, per quanto inizialmente strano e difficile, è per il suo bene, e non solo per lui ma per la sua famiglia, per la sopravvivenza del genere umano, per la vita della natura. Ha capito che il vero centro della volontà di Dio è questo, il nostro bene. E fa tutto quello che lui gli dice, somigliando anche in questo a Maria, che continua a dirci: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5).
Mi sembra che la figura di Noè possa parlare ancora molto, anche oggi, al nostro tempo, alla nostra vita. Buon anno.


Chiara Dal Corso
NP gennaio 2022

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