La speranza dal basso

Pubblicato il 02-08-2022

di Corrado Avagnina

Davvero ci toccano tempi complicati, a ripetizione. Generano angoscia e affanno, a tamburo battente. In un avvitamento impensabile e sconcertante. Non siamo ancora usciti definitivamente dal biennio terribile, in cui siamo stati braccati e colpiti dal Covid, che ora è la guerra, scoppiata nel cuore del vecchio Continente, a spiazzarci per le situazioni di disumanità che le armi hanno provocato. Una guerra atroce e spaventosa, con l’invasione dell’Ucraina decisa irresponsabilmente dalla Russia, con scontri, vittime, distruzioni, sofferenze, lacrime, profughi, rischi nucleari.

siamo precipitati in un campo minato, anzi in una palude tragica in cui affondano valori, diritti, dignità delle persone e dei popoli, lasciando sul campo solo più la forza delle bombe e dei tank a dettare legge. Uno sconforto che pesa e inquieta. Papa Francesco ha detto del suo “cuore straziato”, pensando al dolore di chi è preso di mira dai missili e dai mitra. Chiedendo di “fermare il massacro” che si è innescato, invocando il cessate il fuoco e rispettando i corridoi umanitari (come primi passi, per ricostruire una pace ardua e impegnativa).

È incredibile questo ritorno all’indietro per l’Europa tutta – fatta di popoli sulla stessa barca, dall’Atlantico agli Urali – che è tornata a sparare dopo il secondo conflitto mondiale, dopo le incursioni e tensioni arcigne della Guerra fredda e dopo le atroci vicende di Srebrenica e Sarajevo. E ora, con la storia che ci porta sull’orlo del baratro, tocca a Jorge Bergoglio chiamare in causa credenti e non credenti, per una giornata di digiuno e preghiera, interrogandosi sulle tenebre pesanti che si sono generate per la violenza dei carrarmati. Ma la sua voce ha faticato a fare breccia là dove la guerra si può fermare.

Impressiona il ricorso alla forza bruta e brutale, nonché micidiale degli ordigni. Così saltano in aria le vite delle persone e si spappolano i fondamentali della convivenza tra i popoli. Ma non ci si può arrendere al peggio. La mobilitazione delle coscienze sulla pace a cui credere fermamente, fino in fondo, è anche nelle nostre mani, dal basso. E su questo c'è da mettercela tutta. L’accoglienza dei rifugiati e la solidarietà generosa che si è messa in moto per andare in contro alle vittime della guerra sono richiami forti ai “reggitori dei popoli” che non possono prendere queste scorciatoie disumane, su cui si fanno scorrere sangue e morte. La cultura della fraternità (che non conosce steccati, barriere, muri, discriminazioni) è solo da far crescere. Guai a tirarsi indietro.


Corrado Avagnina
NP aprile 2022

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