L'isola che c'è

Pubblicato il 26-05-2021

di Mauro Palombo

L'isola di Basilan non è facile da trovare. Si trova a sud dell'isola grande più a sud dell'arcipelago delle Filippine. E poi, tutto attorno ci sono tante altre remote isolette. Periferia estrema, fuori dalle rotte che contano, ma luoghi molto importanti per la gente che ci vive. E anche per noi.
Ci portò fin laggiù il nostro amico don Renato Rosso, sacerdote instancabile che specie in Asia ma non solo, ha come missione i popoli nomadi del mondo; la sua gente qui sono i bajau, nomadi del mare.
Dalla sua iniziativa, e dal coinvolgimento fedele e tenace dei locali padri clarettiani, è nato un progetto che, a poco a poco come una realtà così isolata e nascosta chiede, ha percorso ormai un lungo cammino.

La collaborazione del Sermig prosegue dal 2002. In questo lungo tempo, assieme è stato possibile dare avvio alla missione e poi dare continuità al lavoro dei padri clarettiani, iniziato a Maluso, centro principale dell'isola, estendendolo ai gruppi che vivono in coste poco accessibili, e nelle isolette circostanti. Ne sono parte oggi 2.200 persone delle comunità Bajau di Maluso e 300 di Pangasaan.
L'esito non è da poco: si è costruita una comunità, nella dignità, grazie innanzitutto all'accesso alla scuola dai più piccoli agli adulti, e poi nella ricerca di strade per una vita meno ardua, e più stabile.

Negli anni ciò ha permesso di resistere nella situazione di violenza e insicurezza causate fino a poco tempo fa dalla guerriglia e dal banditismo. Nel 2020 una forte resilienza è stata necessaria per superare la dura emergenza della pandemia, non tanto causata dal contagio quanto dall'impossibilità di recarsi a pesca, la principale risorsa per la sopravvivenza. Gli aiuti del progetto, alimentari e altro, sono stati essenziali. Le famiglie, di cultura nomade, sono peraltro tutte rimaste: questa è definitivamente la loro casa. E il numero dei bambini che frequentano prescuola e scuola elementare è anche cresciuto, con largo successo.

Dopo la scuola – chiave di accesso alla comunità, e alla sua evoluzione – sono stati essenziali i primi progetti di generazione reddito (IGP - Income Generation Programs), per iniziare a dare opportunità alle famiglie di ottenere dal loro lavoro una migliore sicurezza alimentare e stabilità. La sicurezza nell'isola e nel mare circostante è finalmente migliorata; si muovono ora agevolmente sia gli operatori del progetto che sostengono l'accesso scolastico e portano pratiche di igiene e sviluppo umano, che le persone per le loro attività. Questo offre condizioni per potenziare gli IGP esistenti, e avviarne altri, se potranno essere disponibili risorse da investire per questo fine.

I primi passi sono stati un programma pilota di microcredito per liberare i pescatori dalla morsa degli usurai cui il pescato doveva essere venduto a condizioni di netto sfavore e truffa. Oggi è il progetto che lo acquista a condizioni eque per poi utilizzarlo o rivenderlo. Un buon successo ha poi avuto la diffusione in diversi luoghi – metodo e semplici strumenti – dell'affumicazione del pesce per conservarlo e venderlo più agevolmente. Iniziative da espandere ancora, assieme a nuove altre, per diversificare le fonti di reddito. A Maluso da tempo per le famiglie bajau si gestisce un negozietto che offre loro i beni di prima necessità a buone condizioni; mentre un gruppo di donne continua a sviluppare l'artigianato tradizionale, di semplice armoniosa bellezza. Ma varie altre prospettive sono ancora da sperimentare: allevamento di animali, coltivazioni, alberi della gomma…


Mauro Palombo
NP febbraio 2021


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