L'arte di comprendersi

Pubblicato il 10-11-2021

di Cesare Falletti

Le relazioni umane sono sempre interessanti e spesso anche sconcertanti, perché non sempre, o quasi mai, si parte trovandosi sullo stesso piano, e solo comunicando in verità e rispetto si riesce a trovare una vera comprensione, anche se non per forza un accordo. Direi che quest'ultimo non è sempre necessario e talvolta neanche augurabile, perché rischia di nascondere la vera personalità delle due parti, o almeno di una. Il dialogo, per natura sua, parte da dei punti di vista che non collimano; due persone perfettamente d'accordo non dialogano, perché rischiano di non andare oltre la comunicazione di idee o sicurezze simili senza crescere verso un di più, un meglio, una profondità più essenziale, uno stimolo alla riflessione.

Per il dialogo occorre la discussione e il confronto, non il darsi ragione o la ricerca di una opinione che vada bene per tutti senza convincere nessuno. Si discute per crescere e ricevere la ricchezza del pensiero altrui, per capire, e soprattutto capire che nessuno ha un pensiero universale ed esatto; tutti infatti siamo chiamati ad avanzare. Anche se non si condivide lo stesso modo di pensare, ognuno porta sempre una crescita possibile della propria e dell'altrui conoscenza, che si affina sotto lo stimolo dell'opinione diversa. Questa è una buona palestra per il rispetto di ogni persona umana che incontriamo. E non c'è nulla di più urgente e necessario.

La ricerca della giustizia e della giustezza, delle cose vere e del loro fine, accompagnato ad un tentativo mai esaurito di parlare o comunicare con sempre maggiore semplicità, ma anche umiltà e mansuetudine, per aiutare l'altro a crescere e non distruggerlo, è sangue sano che scorre nelle vene del mondo e lo rende vivo. Nessuno può esimersi dal voler aiutare l'altro, il proprio simile, senza tuttavia fargli violenza. Se non si può patteggiare con l'errore, non si può neppure patteggiare con la violenza, che non è solo fisica, la distruzione della persona altrui, l'esclusione o il disprezzo. Anche chi sembra in errore ha diritto ad essere onorato e rispettato.

D'altra parte la certezza di aver ragione è spesso una trappola che rinchiude nell'errore, o per lo meno in un chiaroscuro in cui non c'è la giusta direzione verso la verità. Per questo la cosa più importante è voler capire cosa dice, pensa, desidera o soffre l'altro, che magari si esprime con violenza, violenza che può nascondere una dolorosa ferita, che impedisce uno sguardo sereno.
Se il vero comandamento è amare, la sua conseguenza è la fiducia nella persona umana e la missione è quella di raggiungere con amore e senza ferire con la ragione. Credere di aver ragione è qualcosa di molto pericoloso, non solo per gli altri, ma anche per se stessi, perché l'intelligenza rischia di essere sterilizzata e di perdere quella capacità di dilatarsi che è il vero suo respiro.

Si può forse temere che un discorso siffatto lasci troppo spazio all'approssimazione e all'ambiguità, al pessimo compromesso e all'adattarsi alla mediocrità.
Occorre infatti essere molto attenti e saper discernere ciò che ci abita quando andiamo con modestia verso chi ci avversa o contraddice: può esseri viltà, pigrizia o bisogno di piacere e sedurre; al contrario possiamo testimoniare la potenza del bene che salva e non distrugge, che aiuta a crescere e non schiaccia, che tende una mano per soccorrere e per farsi aiutare e non si chiude in un pugno che respinge e massacra.

Quando riusciamo ad avere una discussione anche molto animata e ne usciamo arricchiti, anche se non sappiamo se abbiamo convinto e ancor meno vinto l'interlocutore, ringraziamo il Signore che ci ha dato la grazia di imprimere e far brillare nel nostro cuore il suo.


Cesare Falletti
NP giugno / luglio 2021

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