L'angelo di Kay Chal

Pubblicato il 10-12-2022

di Annamaria Gobbato

Kay Chal (la Casa Carlo) si trova in un sobborgo poverissimo di Port-au-Prince, Haiti. Viveva qui suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, assassinata senza un perché poche settimane fa. Nell’isola caraibica, da vent’anni, suor Luisa ne era diventata un’istituzione, grazie al prezioso lavoro di sostegno rivolto ai bambini di strada, accolti proprio a Kay Chal presso la Casa Carlo dopo la sua ricostruzione del post terremoto del 2010. Nata in provincia di Lecco nel ’57, la religiosa, laureata in storia, filosofia e teologia, a 30 anni era partita per il Camerun – a Salapoumbé, nella foresta tra i pigmei Baka – restandovi per tre anni.

«Abitava in una capanna, beveva acqua piovana, ha avuto tre volte la malaria e mi raccontava il suo terrore per le formiche carnivore», racconta la sorella. Approda poi in Madagascar a insegnare etica alle giovani postulanti. Giunta ad Haiti nel 2002, fonda una cooperativa di ricamo per dare lavoro alle donne, ma soprattutto è colpita dalla tragedia dei baby schiavi, che le famiglie povere mandano nella capitale nell’illusione di un futuro lavorativo. In creolo li chiamano resteavec.

A loro dedica tutta se stessa. Il suo omicidio rimane senza un perché: uccisa con quattro colpi di pistola mentre in auto percorreva la foresta, non le rubano nulla. Certo, sentiva che negli ultimi tempi la situazione ad Haiti stava diventando molto difficile a causa dei disordini sociali, ma non voleva abbandonare i suoi protetti. «Una settimana fa – scriveva – una famiglia ha chiesto al parroco di celebrare una messa di funerale per il proprio figlio ucciso in una zona controllata da uno dei gruppi di banditi più organizzati del Paese.
Allora perché restare qui ed esporsi al rischio? Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato.

Poter contare su qualcuno è essenziale per vivere». I circa 400 reste-avec ospiti del centro – Casa Carlo è stato ricostruita grazie ai fondi raccolti dalla Caritas italiana con la maxicolletta del 2010, promossa dalla CEI – lo sanno bene, ma ora sperano che la “loro mamma italiana” continui a seguirli da lassù.

Come diceva alla sorella poco prima di morire, «dopo la bufera torna sempre il sole». L’arcivescovo di Milano Mario Delpini nel messaggio di cordoglio alla famiglia riassume così la missione di suor Luisa e delle consorelle: «Non vanno a cercare i pericoli, ma i segni del Regno di Dio che viene, in mezzo ai poveri, tra coloro che sono importanti solo per Dio e ignorati da tutti.
Amano la vita, non vanno a cercare la morte là dove quattro spiccioli contano più di una santa donna; vanno a seminare parole di Vangelo, perché anche ai Paesi disperati si aprano via di speranza.

Non vanno con programmi e presunzioni, con dottrine e pretese, vanno a offrire amicizia, in nome del Signore, vanno a dire la loro impotenza perseverando nella preghiera. Non scelgono dove andare, vanno dove sono chiamate dal gemito meno ascoltato, vanno dove sono mandate per diventare preghiera, offerta, amiche, seme che muore per portare frutto. Così vanno tante donne che percorrono le strade più pericolose del mondo, che abitano le case più indifese. Vanno e non fanno notizia». Non resteranno però senza frutto i loro gesti «capaci di essere scintille d'amore per illuminare i tanti cuori feriti del nostro Paese e della nostra società», come hanno scritto dopo la sua morte i vescovi haitiani.


Annamaria Gobbato
NP agosto / settembre 2022

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