Il nostro albero degli zoccoli

Pubblicato il 01-01-2022

di Gian Mario Ricciardi

È stata l'estate del quasi "liberi tutti", delle battaglie dei no vax, del green pass, ma anche del disastro in Afghanistan, degli attentati, dei profughi, a vent'anni dalle torri gemelle. E tutto sembra imbattersi nelle atmosfere e l'afflato dell'Albero degli zoccoli. Sì, è un tempo incerto, sia climaticamente, sia politicamente, sia economicamente.

Le nostre granitiche verità sono in stato confusionale:
– il vaccino protegge e va fatto ma non ci immunizza al 100 per cento;
– la fine della pandemia che noi tutti abbiamo immaginato l'anno scorso si è dissolta in un profluvio di bolle di sapone;
– la terza dose arriverà per tutti o solo per i fragili? Se sì come, con un'altra iniezione o una pastiglia, nei centri vaccinali o la acquisteremo in farmacia?;
– scuola in presenza? Speriamo continui;
– ovunque con il green pass nonostante le manifestazioni massicce (e per me non comprensibili) in varie parti d'Italia e del mondo;
– l'economia come andrà? Il via libera ai licenziamenti darà il via ad un periodo difficile e pieno di presidi quasi sempre simbolici?;
– si cerca lavoro, ma si moltiplicano anche i cartelli: "Cercasi camerieri". Non si trovano. E pensare che nel dopoguerra e fino agli anni ottanta sono stati proprio loro, concepiti come doppio lavoro, che hanno in parte costruito il miracolo italiano. Dopo il turno in fabbrica si andava a "servire". Dopo il turno in fabbrica se ne faceva un altro nei campi e altrove;
– ideologie: ne abbiamo vissute tante, troppe. È ora di finire di considerare la gente di destra o di sinistra. I parametri non esistono più;
– si doveva aprire il Parlamento come una scatola di sardine. Abbiamo visto!
Quante certezze, quante illusioni sono state spazzate via. È il tempo delle castagne, ma sono quasi tutte fragilmente non mature. Eppure la campagna vaccinale è stata all'altezza dell'onore d'Italia, il tentativo di sfondamento della "quarta ondata" contenuto e senza i contorni drammatici dei mesi scorsi. Eppure il governo di Mario Draghi ha dato il massimo.
Speriamo un pochino in più rispetto ad un anno fa. E allora? Forse ci manca lo slancio dei nostri vecchi, quelli che abbiamo chiuso nelle case di riposo e rivediamo con il contagocce; forse ci fa difetto l'entusiasmo della libertà.

Così, l'altra notte (perché li programmano – e so perché – sempre di notte!) ho rivisto L'albero degli zoccoli. Ho registrato l'affastellarsi delle disgrazie, della sfortuna, del destino segnato, ma lontano, sullo sfondo ho colto il sapore della "voglia di voltare pagina". Ed ho pensato: «Senza miracoli non saremmo qui». È vero abbiamo avuto una valanga di morti insalutati e questo è un peso enorme per molti, un peso di civiltà; una società minata nelle relazioni, fossilizzata sul telefonico; la dad; il computer; i sorrisi tutti ombrati da una sorta di malinconia esistenziale.

Ma poi ho visto, in tv, quegli alberi delle piazze e delle colline; il nonno che costruiva nei suoi racconti i sogni dei bambini; le madri che nella polenta (solo polenta senza burro e salsiccia) incarnavano la voglia di resistere; in quel tronco d'albero il legno degli zoccoli per continuare a camminare e allora mi sono detto: «Si continua a camminare come in montagna quando si è sfiniti ma mancano poche curve alla vetta. Ce la faremo. Ce l'hanno fatta i nostri vecchi. Ce la facciamo anche noi». «Ricominciare» come scrive mons. Paglia. Sarà dura con la ripresa economica, coi licenziamenti, la scuola, i bus, la metro.
Ma sarà così! No, non è il sogno di una notte di fine estate. È di più. Anche il muro di Berlino poteva essere eterno, è caduto, è finito come questo cupo tempo dell'incertezza.


Gian Mario Ricciardi
NP ottobre 2021

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