Il disarmo della bontà

Pubblicato il 01-08-2021

di Guido Morganti

Dal basso: due semplici parole sostanziali che sono sempre andate a braccetto con la storia del Sermig. Due parole che pare opportuno richiamare in queste pagine di NP Focus che hanno come file rouge la diplomazia, cioè, l’arte di trattare per conto dello Stato affari di politica internazionale (Treccani). Dal basso può significare che questa "arte di trattare" non si rifà al "prima noi e poi gli altri", al voler imporre con la forza e la violenza i propri interessi (magari mascherandoli come opera buona, ad esempio il voler trasportare la democrazia), al considerare gli altri non come propri fratelli… Ma può anche dire che le relazioni con gli altri Stati e popoli saranno arricchite dall’appoggio e dalla partecipazione di cittadini aperti alla mondialità, sensibili alla giustizia, capaci di avere uno sguardo attento alle vicende che li circondano. Insomma che danno forza al "nostro" della preghiera che rivolgiamo al Padre.
Il Sermig si è sempre impastato con quel "dal basso". La storia lo testimonia e non è il caso qui di fare un indice degli esempi, di proiettare un film con tutti i fotogrammi. Mi limito ad alcuni.

FOTOGRAMMA DEL CONTESTO
Siamo a metà anni sessanta. Ormai era chiaro, il Concilio Vaticano II aveva messo l’accento sul popolo di Dio e sull’importanza dei laici (ecco qui un "dal basso"!). Due giovani sposi, Ernesto e Maria Olivero, insieme ad alcuni amici danno vita al Sermig – Servizio Missionario Giovani –, con l’obiettivo di realizzare un sogno, eliminare la fame nel mondo.
Un sogno che in questi quasi sessant’anni «continua ad essere – come sottolinea Ernesto – l’impegno di tutti i giorni. Fame di fraternità, di cibo, di pace, di cure, di istruzione, di casa, di famiglia, di lavoro, di preghiera, di relazioni. Poi è arrivato l’Arsenale della Pace che crede nella bontà che disarma i cuori, il contrario di ogni violenza. Ha fatto strada, ha messo radici in Brasile, in Giordania, in centinaia, migliaia di progetti umanitari nei quattro angoli del pianeta. Improvvisamente eravamo, e siamo, in vetrina. Chiunque bussa alla nostra porta deve poter incontrare persone trasparenti e motivate, nei conti come nella vita. Seguiamo la strada della restituzione mettendoci in gioco per dare vita, restituendo tempo, competenze, lavoro, sogni e desideri».

FOTOGRAMMA DELL’URLO DAL BASSO DELLA TERRA
L’indirizzo di azione era già allora molto preciso: mettersi a servizio dei missionari e aiutarli, poiché in essi si coglievano i mandati per evangelizzare e promuovere l’uomo dove vivono i più poveri del mondo, nel cosiddetto Terzo Mondo, persone che "dal basso della terra" urlano la loro situazione che diventa una richiesta di ascolto, di accorgersi della loro miseria e vederla, di prestare attenzione, di mettersi in relazione, di comprendere le cause che provocano le ingiustizie a cui sono sottoposti, di intervento non procrastinabile con risposte concrete, di coinvolgimento perché possano partecipare attivamente ai progetti di sviluppo e diventarne a loro volta protagonista innescando processi moltiplicatori.
Punti che caratterizzano un impegno che è sempre stato costante in questi quasi 60 anni e che ha abbracciato tutti i terzi mondi lontani e vicini.
Come sapete, perché già testimoniato su queste pagine, neanche il Covid ha rallentato la vita degli Arsenali e di tutti i progetti e le attività animate dal Sermig.

FOTOGRAMMA DEL "CHIODO FISSO"
Non potevamo restare indifferenti dinanzi allo scandalo della miseria. Tra le cause che la provocavano, specie in Africa, anche le guerre del dopo decolonizzazione alimentate dai trafficanti d’armi e da brame di potere e di sfruttamento da parte di Stati e di gruppi rivoluzionari. Gli sprechi assurdi negli armamenti e nelle guerre ostacolano le risorse per lo sviluppo e la cooperazione. La pace diventa un chiodo fisso. L’incontro tra Ernesto e La Pira porta il Sermig a cogliere come un mandato la profezia di Isaia di un tempo ormai senza armi. Ne nasceranno gli Arsenali. Ma «non pace solo come assenza di guerra, ma pace come difesa della vita, giustizia, ipotesi di comunità mondiale dove c'è pane, casa, istruzione, medicine e cure per tutti, al posto di armi sempre più sofisticate, di violenze sempre più diffuse. Il disarmo, materiale e morale, diventa fondamento per la realizzazione della giustizia. Si vuole che
la pace rientri in ogni azione personale e comunitaria, perché ci si rende conto che la pace, come la guerra, dipende da ognuno di noi e che ognuno ne è responsabile in prima persona» (Lotta attiva e contemplazione). In altre parole: mantenere viva la speranza che si può costruire un solo mondo nella pace, e costruirlo con la pace, diventa uno stile di vita personale e comunitario. Pace sì e comincio io.

FOTOGRAMMA DELL’IMPASTARSI CON I VINTI DELLA TERRA
Una pagina della regola del Sermig e il ritornello del canto Gloria dal basso della terra esplicitano quanto per il Sermig sia stato fondamentale sviluppare quella intuizione iniziale di relazionarsi con i "vinti della terra" per camminare insieme verso una conquista di dignità e di vita.
«Il Sermig è nato nel sessantotto, un’epoca di grandi sogni e di violente contestazioni. Da subito abbiamo creduto possibile camminare con chiunque avesse il vero desiderio di un mondo più giusto. La regola del Sermig affonda le sue radici in quegli anni e nella vita di ragazzi e ragazze che crescendo e rimanendo insieme hanno trovato il senso della vita in Gesù: si sono riconosciuti nel suo comandamento dell’amore e ad esso hanno ispirato tutte le scelte della loro vita, diventando una Fraternità che non ha smesso di avere il cuore aperto al mondo.
La regola è nata dal basso della vita, dal basso della vita reale, quella che forse prima non conoscevamo molto: dall’accogliere gli esclusi, dall’ascoltare i disperati, dall’aiutare lo straniero a non sentirsi straniero nella nostra terra, dall’offrire una mano e dare dignità a un carcerato» (La gioia di rispondere sì).
Questo continuo impastarsi ha permesso di creare relazioni importanti e ha fatto sì che molti "vinti della terra" riuscissero a diventare protagonisti della propria conquista di dignità e del sostenere a loro volta altri. Un’esperienza viva e pregnante. Tanto che l’opera musicale dedicata a san Giovanni Paolo II porta come titolo Dal basso della terra e sono protagonisti di canti uomini e donne che stanno uscendo da situazioni difficili e camminano anche se con fatica verso una "risurrezione". Il canto del Gloria è la parabola della loro vita: «dal fondo più oscuro della nostra esperienza umana, la gloria di Dio opera con la sua grazia e l’uomo rinasce, si trasforma, cambia».
Ed ecco il testo:
Gloria dal basso della Terra,
Gloria dal più infame degli stermini.
Gloria nella carestia,
Gloria nella guerra più atroce.
Gloria, gloria, gloria,
solo tu hai la forza con la tua gloria
di asciugare le lacrime, di portare nella tua gloria
nell'alto dei cieli i vinti della terra,
i vinti della terra…



Guido Morganti
NP aprile 2021

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