Il buio della ragione

Pubblicato il 07-09-2022

di Luca Periotto

La domanda è: l'arte può contrastare la guerra?
A quanto pare sì. A chi scatena guerre insensate l'arte e la letteratura spaventano quanto e più dei missili terra-aria.
È storia di questi giorni: una di queste bombe intellettuali — questa volta a base di vernice — è stata sganciata a Napoli dallo street artist Ciro Cerullo in arte Jorit.
Come risposta alla decisione presa dall'Università Bicocca di Milano che ha deciso di cancellare il corso sullo scrittore F. Dostoevskij, l'artista napoletano ha dipinto il volto dello scrittore russo sulla facciata di un enorme caseggiato di edilizia popolare, non troppo diverso da quelli che ci vengono mostrati in tv nei reportage sulle città ucraine devastate dai bombardamenti.
Putin stesso, che ha visto il servizio trasmesso dalla tv russa nazionale, ha commentato con la parola “speranza”, forse ancora troppo poco per far cessare i bombardamenti, ma almeno è un inizio.

Come dimenticarsi della potente Guernica, caposaldo contemporaneo di “picassiana” fattura, capolavoro fuori dal tempo, veicolo delle tragedie che accompagnano le guerre come l'attuale invasione dell'Ucraina? Per non dimenticare.
Sono due mesi che guardo scorrere masse informi annerite dagli scoppi degli ordigni, che siano di calce, che siano di carne poco importa: è così che vediamo la forma della disgrazia, che genera pietà. La disgrazia va guardata a occhi aperti, ignorando per una volta le esortazioni dei conduttori che invitano i più sensibili a girarsi dall'altra parte, a non guardare: occorre farlo, proprio perché i più sensibili hanno il dovere di registrare per dovere di memoria.

Il nero dominante della scena del crimine mi ha fatto tornare in mente il lavoro dell'artista cinese Liu Ruowang che lo rese celebre alla Biennale di Venezia nel 2010, The wolf series (I lupi stanno arrivando), una installazione che mostrava una serie di lupi in bronzo fuso annerito, a grandezza naturale, posizionati in branco nell'atto aggressivo di sbraitare verso una teca di cristallo che conteneva il bene più prezioso dell'umanità, l'intelligenza che ci distingue dalle bestie, il lume della ragione che in quell'occasione era rappresentato da un libro, La critica della ragion pura di Immanuel Kant.

Il grande filosofo del pensiero occidentale nacque nel 1724 a Königsberg, che oggi è l'attuale città baltica di Kaliningrad, enclave russa incastonata tra la Lituania e la Polonia in pieno territorio europeo dove ha sede il quartier generale della marina russa. Un arsenale atomico che, se il lume della ragione dovesse spegnersi, oscurerebbe l'umanità con le sue testate nucleari, a soli 500 km scarsi da Berlino.


© Luca Periotto 2022
NP maggio 2022

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok