I mocassini restituiti

Pubblicato il 16-11-2022

di Domenico Agasso

Il Papa in Canada chiede addolorato «perdono per i modi in cui molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni». In mezzo agli sterminati prati verdi dell’area di Maskwacis (“Colline dell’orso”, in lingua cree), di fronte alle popolazioni native – First Nations, Métis e Inuit – Francesco pronuncia il tanto atteso mea culpa, a nome della Chiesa universale, per gli orrori compiuti nelle scuole degli indigeni. Il Pontefice dice di essere «qui a piangere con voi».

Negli istituti residenziali governativi amministrati in gran parte da enti cattolici, tra il XIX e il XX secolo, 150mila bambini aborigeni furono sottoposti a un “genocidio culturale”, strappati alle famiglie, privati di lingue e valori, picchiati, incatenati, imprigionati a scopo punitivo, violentati. Molti sono morti durante la permanenza, anche per denutrizione. Il caso è riesploso dopo il recente ritrovamento di fosse comuni.

Il Vescovo di Roma afferma che da questo luogo «tristemente evocativo vorrei iniziare un pellegrinaggio penitenziale». Ricorda gli incontri avuti a Roma quattro mesi prima: «Allora mi erano state consegnate due paia di mocassini, segno della sofferenza patita dai bambini indigeni, in particolare da quanti purtroppo non fecero più ritorno a casa dalle scuole residenziali». Gli era stato chiesto di restituire i mocassini una volta arrivato in Canada: «Lo farò al termine di queste parole». Quei mocassini «ci parlano anche di un cammino, di un percorso che desideriamo fare insieme. Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme, perché le sofferenze del passato lascino il posto a un futuro di giustizia e riconciliazione».

Bergoglio cita Elie Wiesel, superstite della Shoah: «È giusto fare memoria, perché la dimenticanza porta all’indifferenza e, come è stato detto, “l’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza... l’opposto della vita non è la morte, ma l’indifferenza alla vita o alla morte”. Fare memoria sanguinante delle esperienze devastanti avvenute nelle scuole residenziali colpisce, indigna, addolora, ma è necessario».

I bambini hanno subito «abusi fisici e verbali, psicologici e spirituali. Sono stati portati via dalle loro case quando erano piccini» e questo ha segnato «in modo indelebile il rapporto tra i genitori e i figli, i nonni e i nipoti».
Scandisce il Papa: «Quello che la fede cristiana ci dice è che si è trattato di un errore devastante, incompatibile con il vangelo di Gesù Cristo».


Domenico Agasso
NP agosto / settembre 2022

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