Far rendere tutti i talenti

Pubblicato il 05-12-2021

di Giorgio Ceragioli

Il nostro combattere contro la malattia e contro la debolezza si basa ben poco su una entusiastica adesione alla vita, che è l'unico motivo veramente fondante di questa battaglia, perché capace di superare le sconfitte e le immancabili limitazioni nei successi. Al contrario esso si poggia piuttosto e solo sul tentativo di aumentare il nostro benessere, il nostro star bene, sull'allontanamento della sofferenza, comunque e a qualsiasi costo.

Sia chiaro: la sofferenza, come la miseria, sono giustamente e debbono essere vigorosamente combattute. Ma se questa lotta non crede saldamente nel valore della vita, diventa fragile, esposta alle più drammatiche e facili tentazioni: l'eutanasia, l'aborto, l'emarginazione. Dove non c'è rispetto della vita, capacità di affrontare in termini positivi anche la sofferenza, se questa non può essere evitata, perché non eliminarla o, per lo meno, non emarginarla? E così, un tempo come il nostro, che potrebbe essere giustamente chiamato il “tempo della vita”, potrebbe diventare, schizofrenicamente, il “tempo della morte”.

Emerge anche qui il problema del significato profondo della vita, che è il far rendere tutti i talenti, pochi o molti che siano, che ciascun uomo ha ricevuto. Ed allora è giusto che anche il malato, il debole, abbia la possibilità di farli fruttificare, ed è giusto che cerchi di star meglio per poterli far fruttificare meglio.
Emerge il volto fortemente costruttivo di una antropologia cristiana che ha nell'amore e nella vita i suoi fondamenti. Essa cerca di ridurre le imperfezioni dell'uomo, ma là dove non vi riesce, le accetta come espressione della sua finitezza: in ogni situazione dell'esistenza ciascun uomo rimane potenzialmente capace di esprimere una pienezza di vita.
Si tratta di scoprire ricchezza di vita là dove sembra annidarsi solo povertà, profondità di esperienza umana là dove sembra esservi solo deserto, positività là dove sembra esserci solo negatività.


Giorgio Ceragioli
da "Progetto" (ora "NP"), 1988, n. 2

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