Dopo la morte di Gesù

Pubblicato il 31-08-2022

di Chiara Dal Corso

Ecco uno splendido esempio di icona liturgica (uno dei due lati di un’icona bifacciale) appartenente alle tavolette di Novgorod, del XV secolo. Un capolavoro che si presta alla meditazione e alla preghiera, realizzato con preciso rispetto dei modelli iconografici e maestria tipica della grande scuola iconografica di Novgorod.

Questa tavola raccoglie quattro scene, narrate nei vangeli, dopo la morte di Gesù. Quando sembra tutto finito. Quando si è fatto buio su tutta la terra. E proprio adesso, che il rabbi è stato ucciso, i suoi apostoli fuggiti, incomincia a farsi chiaro nei cuori di coloro che stavano sotto la croce. A partire dal centurione e da quelli che l’avevano appena maltrattato, insultato, inchiodato, ecco l’intuizione: «Costui veramente era il figlio di Dio». Nella morte Gesù opera: mostra la verità, converte i cuori, inizia la sua azione di salvezza. Queste quattro icone ci dicono proprio questo.

Nella prima vediamo Giuseppe di Arimatea, membro illustre del Sinedrio, un uomo potente, conosciuto e stimato da tutti in Gerusalemme, che va da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Egli rischia di essere riconosciuto come suo amico e quindi subire la stessa sorte. Ma per amore egli usa la sua influenza per poter seppellire il corpo di Gesù nel suo sepolcro e dargli gli onori dovuti, evitandogli il disonore della fossa comune. Insieme a lui anche Nicodemo, fariseo e dottore della legge, che fino ad allora aveva seguito Gesù solo di nascosto, ora si fa avanti e mette del suo.

Così nella seconda scena li vediamo al Golgota, dove, insieme al giovane apostolo, a Maria la madre e alle donne piangenti, sono intorno al cadavere di Gesù per farlo scendere dalla croce. In silenzio, in un’armonia di gesti, sguardi, movimenti: vicino al corpo inarcato di Gesù, posizione che indica un grande dolore, la madre è dritta, in piedi, come una colonna, e rappresenta la colonna portante per la futura Chiesa, che nasce proprio qui. Lei lo bacia, con dolore e adorazione, gli uomini lo sostengono e tolgono i chiodi, le donne piangono intorno a lui, toccando le sue mani. Un movimento di sguardi, di tenerezza addolorata che rivela il grande amore con cui queste persone si rivolgono al corpo di Gesù. E con cui compiono tutti questi gesti, in un’intimità che prima non avevano potuto esprimere, forse non erano riusciti (a parte la madre) neppure a scoprire dentro di sé. Nell’icona tutto ha valore simbolico: essi ci dicono come davanti a Gesù morto, questi sono gesti che la creatura compie finalmente in modo gratuito per il suo creatore, senza chiedergli più niente, gesti sinceri e di puro amore.

La stessa armonia silenziosa e addolorata la troviamo nel terzo riquadro, dove, tutti orientati a lui, ordinati in file in piedi e chinati sul suo corpo disteso, lo piangono, dopo averlo onorato secondo gli uffici richiesti per le salme. La Madre è l’unica che lo bacia: non solo piange ma adora il corpo del figlio, già consapevole del segreto di vita e di salvezza contenuto in quella morte. Maria Maddalena piange con le braccia alzate, gesto disperato di chi ha perso l’amore ed è impotente di fronte alla morte. Intorno il pianto composto degli altri, in gesti di stupito dolore o chini in atto di chiedere perdono, a nome di tutti. Sì, perché questi personaggi assumono una valenza universale, ritraggono l’umanità intera che piange la morte del Figlio di Dio. L’icona è preghiera, è liturgia. E si fa preghiera di tutti. Uomini, donne, ricchi e poveri, anziani e giovani, santi e peccatori, sapienti e semplici, intorno alla morte di Gesù piangono, adorano e chiedono perdono. Piangono e permettono al loro cuore di aprirsi alla grazia, che attraverso il dolore li rinnova e li prepara alla nuova vita.

E questa nuova vita che non muore più si annuncia nella meraviglia e nel silenzio del quarto quadro, dove il sepolcro vuoto e la presenza dell’angelo rivelano alle tre donne il miracolo dei miracoli, la resurrezione. Solo chi ha pianto la morte di Gesù scoprirà la gioia della sua resurrezione.


Chiara Dal Corso
NP aprile 2022

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