Calcutta esiste davvero

Pubblicato il 27-05-2022

di Roberto Cristaudo



La nostra società li ha esclusi
e loro si sono riorganizzati creando un mondo parallelo fatto di abitazioni, lavori, servizi e tutto quello che fuori dallo slum gli è stato precluso

Era da tempo che volevo visitare Calcutta, la città con venti milioni di abitanti, difficile da metabolizzare per me che vivo in un piccolo paese in provincia di Torino, un numero che si stempera un po' se penso al miliardo di indiani distribuiti in tutto il Paese.
È stato sufficiente entrare nella stazione ferroviaria per capire che questa umanità è un fiume in piena, che senti addosso, è rumorosa, colorata e sempre in movimento.
Nelle ore di punta, i treni che si fermano, vengono letteralmente presi d'assalto dai passeggeri che entrano anche dai finestrini nei vagoni pur di accaparrarsi un posto a sedere.

La terza città dell'India per numero di abitanti dopo Mumbai e New Delhi, visse un periodo di grande splendore intorno alla metà del 1700 quando divenne la capitale della Compagnie delle Indie Orientali sotto il protettorato inglese.
Oggi, a testimoniare quel periodo storico, rimangono solo i monumenti. Victoria Memorial, Marble Palace, Indian Museum, Tagore House e Saint Paul's Cathedral, tutti edifici pregni di storia, ma è quando attraverso a piedi i 665 metri del ponte di Howrah che il mio cuore rallenta.

Per la prima volta, mi addentro in uno slum ed ho la sensazione di essere stato catapultato in un altro mondo.
Pare strano, ma non impossibile, che dentro uno slum ci possa essere un calzolaio, un dentista, un meccanico, e persino un medico che ha trasformato la sua baracca in una farmacia con tanto di medicinali
Un ragazzino che avrà avuto una decina di anni, mi invita a scommettere su una ruota della fortuna che sinceramente mai avrei immaginato di trovare proprio qui
Sono oltre 3mila solo a Calcutta le baraccopoli fatiscenti dove vivono ammassate migliaia di persone, principalmente emigrate dalle campagne e arrivate in città in cerca di lavoro.

Ne avevo sentito parlare, avevo letto libri come La Città della gioia e Shantaram, li avevo visti nei film come The Millionaire, ma entrarci di persona è tutt'altra cosa. La prima reazione non è la paura, come avrei immaginato, ma bensì lo stupore di vedere con i miei occhi che tutto questo esiste davvero.
La povertà è percepibile ovunque, capanne improvvisate fatte di stracci, pezzi di plastica, assi di legno e cartoni, alcune fatiscenti costruzioni in muratura a formare un labirinto dove le persone si muovono apparentemente organizzate.
Ed è proprio questo ossimoro di ordinato caos a colpirmi. Un girone infernale dove uomini, donne e bambini sembrano condurre una vita normale.
Mi domando come sia possibile sopravvivere qui.

Hari, il mio amico indiano che mi fa da guida, mi spiega che per alcuni è l'unica alternativa possibile.
Appartengono alla casta più bassa e sono ai margini della società da quando sono venuti al mondo, sanno che non c'è possibilità di cambiare il loro destino in questa vita e semplicemente lo accettano.
La nostra società li ha esclusi e loro si sono riorganizzati creando un mondo parallelo fatto di abitazioni, lavori, servizi e tutto quello che fuori dallo slum gli è stato precluso.
Allora pare strano, ma non impossibile, che dentro uno slum ci possa essere un calzolaio, un dentista, un meccanico, e persino un medico che ha trasformato la sua baracca in una farmacia con tanto di medicinali.

Le baracche sono ovunque sia possibile costruirle, persino a ridosso dei binari del treno dove il ritmo della vita è scandito dal passaggio delle locomotive.
Un ragazzino che avrà avuto una decina di anni, mi invita a scommettere su una ruota della fortuna che sinceramente mai avrei immaginato di trovare proprio qui e chissà cos'altro ci sarà ancora se avessi il coraggio di addentrarmi nelle viscere dello slum. Le baracche sono ovunque sia possibile costruirle, persino a ridosso dei binari del treno dove il ritmo della vita è scandito dal passaggio delle locomotive.

Una delle più popolose metropoli dell’India ha nel ventre quasi 3mila slum, distribuiti su una superficie di oltre 200 chilometri quadrati. Migliaia di quartieri popolati da un’umanità senza diritti, soffocata da una miseria dilagante, che per il momento sembra non trovare vie d'uscita seppur molte associazioni umanitarie stiano facendo del loro meglio.


Foto e testi di Roberto Cristaudo
NPEYES febbraio 2022

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