Buona come il pane

Pubblicato il 19-02-2022

di Mauro Tabasso

Diversi i segnali che mi indicano che sto invecchiando.
Un latente interesse per i cantieri stradali, la nuova passione per le parole crociate, il golfino quando esco di casa la mattina e un po' di altre avvisaglie che non sto ad elencarvi, Santa Prostata!
Non guido ancora con il cappello ma mia mamma che ha 90 anni con la sua Panda rossa va più veloce di me.
Inoltre mi scordo inesorabilmente di qualcosa, e (come dico sempre) un chitarrista che si scorda non è 'sto fenomeno. I bambini vanno con il girello, noi vecchi con il deambulatore… Mezzi di locomozione che un po' si assomigliano. Dopo tutto, come diceva Picasso, ci vogliono molti anni per diventare giovane.

Intanto la musica cambia, anche se in giro si sentono sempre le stesse canzoni, gli stessi accordi, gli stessi ritmi, le stesse sonorità. A volte parlando con amici e colleghi ci ritroviamo a confrontarci su questo o quel brano, su questo o su quell'autore/ interprete e concordiamo spesso sul fatto che non ha detto/fatto nulla di nuovo, nulla che non sia già stato espresso prima, quasi sempre in modo più efficace. I nostri commenti non sono certo lusinghieri. Ma il punto è un altro. Prendiamo il pane. È un'invenzione estremante antica, che con il tempo abbiamo migliorato, rivisto, ma nella sostanza è rimasto lo stesso per migliaia di anni: farina impastata cotta in un forno. Al pane non domandiamo di essere innovativo, di essere moderno, di essere al passo coi tempi o un rivoluzionario precursore delle nuove tendenze. Chiediamo di essere pane e basta. Fresco, fragrante, magari ancora caldo, croccante fuori e morbido dentro (perché con l'età anche i denti seguono la prostata). In una parola vogliamo che sia buono.
Non compreremmo mai il pane da un fornaio se lo stesso non ci piace, è troppo cotto, stoppaccioso, o “cordoso”.
Non vogliamo del pane nuovo, lo vogliamo semplicemente buono, e basta. Alla musica invece chiediamo spesso di essere nuova, di stupirci.

Forse dovremmo semplicemente chiederle di essere bella e nient'altro, non di moda, non di tendenza, non furba, non commerciale, solo bella.
Eppure, dal panettiere incapace non ci torniamo, ma continuiamo pigramente a frequentare il musicista scarso e a fruire del suo prodotto, perché lo fanno tutti, perché è sulla bocca (anzi nelle orecchie) di tutti, è nelle playlist degli aggregatori digitali, ne parlano le televisioni, la radio, il web, ecc…
Non importa che la sua musica sia bella o brutta, vecchia o nuova, basta che sia di moda, di tendenza. Spesso non ci poniamo neppure il problema di discernere in modo libero e personale, ancora per pigrizia. Sarò anche vecchio ma per quanto riguarda il pane, vado dal panettiere che so io.
Un pane buono non lo devi spiegare, non lo devi motivare, contestualizzare, giustificare. È buono e oltre a sfamarmi nutre anche il resto dei miei sensi. Se mi riempie e basta è già qualcosa, ma non abbastanza, perché non vivo di solo pane.

Lo stesso vorrei facesse la musica, non importa che sia vecchia o nuova, o nuova fatta nello stile di quella vecchia. Basta che sia bella.
Se imparassimo a cercare la bella musica, faremmo fare un bel po' di meritocratica selezione al mercato. La bellezza e la bontà fanno la differenza.
Quindi vi auguro (e mi auguro) che udito, denti (e prostata) durino ancora a lungo.
 

Mauro Tabasso
NP novembre 2021

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