Appena fuori

Pubblicato il 28-05-2022

di Chiara Genisio

Il portone si chiude alle spalle, davanti il vuoto. Nessuno che ti aspetta, che è felice di rivederti.
In tasca una manciata di monete, nel borsone pochi vecchi abiti. E il futuro, anzi l’oggi da quel momento in poi è tutto in salita.
Capita a tanti detenuti, più di quello che la cronaca racconta, il giorno del fine pena. Non sono più detenuti, non sono ancora cittadini. Sono i primi giorni i più difficili, momenti che possono fare la differenza tra ritornare a delinquere o reinserirsi nella società. Le esigenze primarie come dove dormire e mangiare sono impellenti e a volte insormontabili.

E il Covid ha reso la situazione ancora più complicata. Tutta la rete di volontariato che giorno dopo giorno sosteneva i carcerati anche in questo passaggio verso la libertà hanno accesso vietato. Il portone delle carceri si apre solo più per gli addetti ai lavori e i nuovi detenuti. Si è allentato quel filo che teneva unito il “dentro con il fuori”. Ora non restano che le lettere per rimanere in contatto, importanti certo ma non sufficienti. Un lavoro già complicato di “primo sostegno” diventa ancora più difficile. La pandemia sta lasciando un segno pesante anche qui. I detenuti stanno pagando un prezzo elevato non solo in termini di contagio, ma anche di una reclusione più in solitudine e un ritorno nella società più complesso.
Già, ma a chi tocca compiere il primo passo per cambiare questa situazione?
Ci stanno provando i Garanti delle persone private della libertà.
In diverse zone di Italia. Un esempio?
Nei mesi scorsi a farsi carico di questa situazione è stato il Garante delle Marche, Giancarlo Giulianelli (foto), a fine ottobre del 2021, c’erano in tutta la regione quasi 150 detenuti a fine pena o con i requisiti per pene alternative, con un’età media compresa tra i 30 e i 35 anni. Una volta fuori dal carcere per alcuni di loro non c’era un tetto su cui poter fare affidamento.

«Poterglielo garantire –rimarca il Garante regionale – vuol dire rendere possibili misure alternative, arginare le possibilità di recidiva, guidare con oculatezza il reinserimento nella società». Per questo ha coinvolto l’Erap (Ente Regionale per l’Abitazione Pubblica) e sul fronte del lavoro ha creato delle opportunità con alcune associazioni imprenditoriali e di categoria.
«Il punto – sottolinea – è ridare dignità e certezze per un rientro positivo nella società. In questa direzione assumono una significativa valenza anche le attività trattamentali, soprattutto quelle di carattere formativo, che permettono di fornire un primo profilo a una futura occupazione.
Ma per queste dobbiamo ancora attendere il post pandemia»


Chiara Genisio
NP febbraio 2022

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