Juve dal cuore granata
Pubblicato il 29-10-2020
Dalla seconda metà dell’Ottocento ai giorni nostri, decine di milioni di italiani hanno lasciato la penisola per cercare speranza e fortuna all’estero, soprattutto nelle Americhe. Ovunque sono andati, gli italiani hanno lasciato un segno: il nome di un quartiere, un piatto tipico e anche... una squadra di calcio. Sì, in giro per il mondo ci sono decine di squadre di calcio fondate da emigrati italiani, d’altronde, niente di meglio di una squadra da tifare per rinsaldare una comunità.
In Brasile, uno dei Paesi che più ci ha accolti (anche durante le peggiori epidemie e pandemie della storia), gli italiani hanno fondato delle società sportive che ancora oggi sono tra i club stranieri “più italiani” che ci siano. Due esempi: il Palmeiras e il Cruzeiro. Nate con il preciso intento di dotare le grandi comunità italiane – rispettivamente, di San Paolo e di Belo Horizonte – di una squadra di calcio, si chiamavano entrambe “Palestra Itália”, ma quando, nel 1942, il Brasile si schierò al fianco degli Alleati, furono forzate a cambiare e a nazionalizzare il loro nome.
Nel caso del Palmeiras, dallo stemma scomparvero anche il rosso e la lettera “I”, ma rimasero la “P” e i colori bianco e verde, che ancora oggi caratterizzano l’identità visiva della Sociedade Esportiva Palmeiras. Ma c’è un’altra squadra, meno famosa, ma certamente molto particolare, che farà sorridere o forse storcere il naso agli amanti più “puristi” del calcio nostrano e, in particolare, ai sostenitori delle due società di calcio torinesi: si tratta dello storico Clube Atlético Juventus che unisce – udite, udite! – il nome della Juventus ai colori granata del Torino.
Conosciuta anche come Juventus da Mooca, venne fondata nel 1924 da alcuni dipendenti e dirigenti del Cotonificio Crespi, un’industria tessile del quartiere Mooca – ancora oggi, italianissimo bairro di San Paolo.
La tradizione mooquense (e noi dell’Arsenale della Speranza un po’ ne capiamo, perché abitiamo a pochi passi dalla sede storica del Club) dice che il loro capo, il cavaliere del lavoro Rodolfo Crespi, fosse un tifoso della Juventus, da qui, l’idea del nome... ma quando si trattò di scegliere i colori della società, i fondatori si trovarono in un’empasse: a San Paolo e in Brasile c’erano già numerose squadre a strisce bianconere – come il Corinthians, il Santos, l’Atlético Mineiro e tante altre – e allora si optò per una rocambolesca soluzione: utilizzare il colore dell’altra squadra di Torino. La stranissima accoppiata nome-colori ha portato a conseguenze inedite, come per esempio il cartello, ancora oggi appeso all’ingresso del vecchio stadio, con cui la “famiglia juventina” avverte che allo stadio sono proibite le maglie bianconere. Ai fervorosi sostenitori delle tanto di moda dottrine di preservazione e riacquisizione delle identità originali, consigliamo vivamente di farsi un giro fuori porta, magari una domenica, da queste parti, mentre questa “italianissima” tifoseria, vestita di granata, urla a squarciagola: «Forza magica Juve»
Simone Bernardi
NP agosto-settembre 2020